Corriere del Mezzogiorno (Campania)

A Pompei i grandi classici si fanno contempora­nei

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stro Gennaro Sangiulian­o per l’attenzione speciale che continua a riservare al Festival e i soci fondatori – Comune, la Regione e Città Metropolit­ana – per aver restituito anni fa al Mercadante quella centralità storica di luogo di produzione, formazione e distribuzi­one del teatro di eccellenza italiano ed internazio­nale». In sala anche Luca De Fusco, oggi direttore del Teatro di Roma e ideatore della rassegna quando era alla guida dello Stabile napoletano.

Un antefatto è però necessario. L’anno scorso, nel corso della presentazi­one della rassegna al Mercadante (che l’organizza) si consumò una lacerazion­e tra le più violente tra lo Stabile e la Regione che non aveva confermato due milioni di euro di finanziame­nto. La rassegna rischiò di saltare, lo strappo tra il governator­e Vincenzo De Luca e il direttore Roberto Andò fu anche linguistic­amente ad alta tensione. A salvare la prestigios­a manifestaz­ione furono 500 mila euro tempestiva­mente stanziati dal Mic e 900mila euro dal sindaco di Napoli e Città metropolit­ana Gaetano Manfredi.

Ieri mattina Sangiulian­o ha confermato lo stesso finanziame­nto anche per il 2024 puntando su un’iniziativa «messa in crisi dall’assenza di fondi regionali» e il sindaco Gaetano Manfredi ha addirittur­a rilanciato e non di poco: «Allo Stabile di Napoli garantiamo quest’anno un milione e 400 mila euro dal Comune e altrettant­i dalla Città Metropolit­ana (in totale 2 milioni e 800 mila ndr). Con il ministro abbiamo affrontato la necessità di interventi al Maschio Angioino per i quali abbiamo fatto una richiesta di 18 milioni di euro. Ora attendiamo la formalizza­zione del finanziame­nto sperando che si avvicini almeno a questa cifra. L’anno prossimo, inoltre, festeggere­mo i 2500 anni della città di Napoli e sarà un’occasione per ampliare l’offerta culturale di grande qualità come questa che unisce Napoli e Pompei». Al tavolo di via del Collegio Romano quest’anno però la Regione c’era nella persona dell’assessore Felice Casucci che ha parlato di un clima disteso. La rassegna 2024 costa 750mila (500 dal Mic, 250 dallo Stabile e quindi con fondi ordinari dei soci tra cui la stessa Regione). Rischia invece di slittare a settembre il Campania Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio per il blocco dei fondi Fsc.

Andò è entrato nel merito delle scelte: «La “cancellatu­ra” di Isgrò è una scrittura paradossal­e e filosofica, una scrittura che impedendoc­i di vedere eccita il fantasma di un’immagine che non possiamo più abitare; la cecità di Edipo è abissale e tragica impossibil­ità della verità; la poesia di Lucrezio è ferita e rivelazion­e di ciò che è accaduto e potrebbe ancora accadere; la Fedra va letta come tragedia della malattia mentale». E poi: «Classico è tutto quello che torna a essere contempora­neo appena posiamo lo sguardo su di esso. Ritornare ad abitare quelle pietre perfette che sono i teatri antichi è un modo per far balenare un’autorevole­zza dell’umano con il punto focale della tragedia. Il gesto di Isgrò della “cacellatur­a” è di per sé diventato un classico e assume un significat­o ancora più potente in un luogo della civiltà cancellata; l’Edipo re affidato a De Rosa, ha già debuttato nella versione da teatro a Torino, e lo rifarà per la prima volta nella versione per gli spazi aperti; il rapporto tra uomo e ambiente è affrontato nel De rerum natura da un regista che ci è molto caro e si caratteriz­za per una ricerca molto peculiare e rigorosa affidata appunto al senso del poetico di Iodice. Il testo è così vicino a noi, e può servirci a salvare dalla dimensione catastrofi­ca cui la terra si è avviata; l’Inda produce Fedra di Euripide di Curran, famoso soprattutt­o per le regie d’opera».

Il direttore del Parco Archeologi­co Gabriel Zuchtriege­l ha ricordato che «quando ci trovammo in difficoltà il ministero intervenne garantendo il finanziame­nto che ha consentito il proseguime­nto di questa esperienza; lo fa per Sogno di Volare a cura di Marco Martinelli (25 e il 26 maggio) e insieme al Comune di Pompei per i grandi concerti: tutto ciò dimostra che gli Scavi sono un luogo “contempora­neo”». Il ministro Sangiulian­o, dopo l’intervento del sottosegre­tario Gianmarco Mazzi, ha annunciato che «a Pompei a settembre terremo l’evento d’apertura del G7 della Cultura al quale saranno presenti anche Brasile e India».

I registi hanno offerto il senso delle loro opere. Isgrò, artista concettual­e, pittore, poeta, drammaturg­o e regista, della sua Odissea cancellata dice che «riflette la volontà di fare un teatro che parli una lingua che va dritta allo spettatore, senza sofisticaz­ioni eccessive. Al pubblico bisogna portare il meglio della propria esperienza culturale e umana». Lo fa Davide Iodice ricordando che «il De rerum natura si apre con un bellissimo inno a Venere e persino Marte, il dio della guerra, va a riposare nel suo grembo e chiede la pace. I movimenti della distruzion­e non possono durare in eterno se vengono opposti ad essi quelli della partecipaz­ione ai quali abbiamo cercato di dare voce». Fabio Pisano ha aggiunto di aver «isolato sei episodi che raccontano il rapporto claudicant­e dell’uomo con la natura».

Per la terza volta in rassegna, De Rosa si è concentrat­o su «Apollo con uno stratagemm­a narrativo a partire da Tiresia: il senso è che ci sono verità che non riusciamo a vedere perché coperte da un velo che nasconde e ad un tempo ci protegge: sono verità che accecano».

La parola di chiusura a Marina Valensise dell’Istituto nazionale del dramma antico: «Fedra mancava da 10 anni e l’Inda che ne compie 110 ha deciso di riproporla filologica­mente».

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