Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Diamo a Simone una chance, il suo è stato un grido d’aiuto»

Il maestro Pistoletto chiede clemenza. «Lui è “entrato” nella mia opera»

- Di Ida Palisi

NAPOLI Mentre la Venere degli stracci è rinata dalle sue ceneri e ricollocat­a in piazza Municipio, là dove fu bruciata da Simone Isaia nell’estate dello scorso anno, il giovane clochard condannato a quattro anni di reclusione per il rogo all’opera di Michelange­lo Pistoletto affronta oggi il processo d’appello. Ma l’artista biellese, maestro dell’arte povera, che ha anche generosame­nte donato alla città una nuova Venere, sorretta dalla stessa struttura metallica utilizzata per quella ridotta a una colonna di fumo all’alba del 12 luglio 2023, si è sempre schierato dalla parte di Simone.

Tanto che si è dichiarato disposto ad abbracciar­lo, anche quando ha inaugurato la nuova installazi­one il 6 marzo scorso. Nessun dubbio che il rogo ne abbia amplificat­o anche la valenza sociale, come ha più volte ribadito il curatore del progetto di installazi­one napoletano, lo storico dell’arte Vincenzo Trione, e come conferma oggi anche lo stesso Pistoletto, che anche in occasione del processo d’appello non fa mancare il suo appoggio al giovane clochard.

Maestro Pistoletto, cosa si deve fare per Simone Isaia secondo lei?

«Penso che questa persona debba essere veramente messa in condizioni di riprenders­i e di curarsi perche è “entrata” in una mia opera. Per me è come se fosse parte della Venere degli stracci, che nasce come senso di rigenerazi­one, per portare questo messaggio».

Ancora un appello accorato allora oggi?

«Sì, sarebbe straordina­rio se, insieme alla legge, riuscissim­o a dare a Simone la possibilit­à di contribuir­e a continuare questa opera, di diventare un emblema di umanità. Mi sembrerebb­e importanti­ssimo e chiedo se possibile, anche alla legge di

“entrare” in questo modo nella mia opera».

Sa che Simone girava con borse di stracci, che per lui erano una sicurezza, come raccontò un suo amico al nostro giornale?

«Non lo sapevo ma mi fa pensare che poi abbia dato fuoco agli stracci della Venere forse perché erano il simbolo della sua protezione e, allo stesso tempo, la sua condanna».

Perché chiede clemenza per lui?

da sperimenta­le del diametro complessiv­o di circa 25 metri alla fine di via Tino da Camaino, consentirà sia la svolta verso via Recco che l’inversione del senso di marcia e darà modo di ripristina­re il transito dei mezzi di trasporto urbano fino a piazza degli Artisti. Non verrà invece riattivata la possibilit­à, per i veicoli provenient­i da via Tino da Camaino, di svoltare verso via San Gennaro ad Antignano, in consideraz­ione delle esigue dimensioni della strada.

Sarà ora la Municipali­tà ad effettuare gli interventi necessari per l’attuazione del nuovo dispositiv­o di circolazio­ne con l’istallazio­ne della segnaletic­a orizzontal­e e verticale. Nino Simeone, presidente della commission­e Mobilità del consiglio comunale di Napoli, ritiene che «bisogna capire se questo progetto di viabilità alternativ­a riuscirà a garantire un flusso veicolare ordinato e sicuro. Piena fiducia nei nostri tecnici — dice — ma verificher­emo ogni eventuale criticità, senza lasciare spazi a discussion­i sterili o a stupidi capricci di qualcuno. Gli esperti di mobilità fanno il loro mestiere, ma amministra­re la nostra città è un’altra cosa. Essere amministra­tore pubblico non significa essere il “padrone” di quella istituzion­e o di quel territorio. Bisogna essere al servizio della comunità amministra­ta ed avere la capacità di trovare soluzioni condivise, nell’interesse di tutti, con grande senso di responsabi­lità e senza tentenname­nti».

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L’artista

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