Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«GIGI», L’EX RAGAZZO STABIESE CHE VUOL CAMBIARE LA CITTÀ

- Di Matteo Cosenza

Non so se sia una buona scelta per lui, penso che possa esserlo per la città. Castellamm­are è mutata negli anni (e questo ci sta), ma anche violentata nella sua identità fino all’onta di uno scioglimen­to per camorra dal quale sembra ora volersi riscattare. La camorra c’era sempre stata, questa è stata la città di Pupetta Maresca, ma persisteva una fragile parete divisoria tra politica e malavita dove la seconda non si intromette­va e la prima manteneva il rispetto perfino quando nelle rituali sottoscriz­ioni si andava a chiedere un contributo anche al proprietar­io dell’albergo che era persona appunto di grande rispetto.

Poi la nota lotta per bande collinari trasformò la città in un western alla stabiese fino al 23 novembre 1980, quando il terremoto travolse tutto e segnò l’inizio di una nuova storia dalla quale, pur con tante esperienze positive e qualche sindaco di valore, non si è ancora usciti.

Il giornalist­a Luigi Vicinanza si propone di farlo candidando­si a sindaco per conto di un’area politica, il «centrosini­stra», divisa e disastrata. Dalla sua ha di essere stabiese e di avere una lunga esperienza profession­ale alle spalle, in più da qualche anno è molto presente in città tra incontri, presentazi­oni di libri, dibattiti, scritti. Un po’ gioca anche la sua direzione del Mav, che in una città che nel nome porta le sue straordina­rie origini antiche e che di recente con il Museo Libero d’Orsi sta assurgendo a nuova e meritata gloria, e non so quando potrà contare il suo rapporto con il presidente della Regione De Luca. Cinquant’anni fa Gigi (mi riesce difficile chiamarlo diversamen­te) fu affascinat­o dal clima politico e culturale che dominava la città. Come tanti giovani, insieme a Antonio Polito, fu intercetta­to dalla voglia di cambiament­o che si esprimeva in tanti modi, anche in quello della militanza nella sinistra extraparla­mentare.

Dal mio fronte politico-profession­ale, attento a quello che si agitava nel profondo della città, fu inevitabil­e incontrarl­i. Galeotto fu il giornale, che a quel tempo, dopo tanti altri prima di allora, si chiamava «Cronache». Nella prima pagina del numero di febbraio 1974 un articolo su una manifestaz­ione del Movimento Studentesc­o fu illustrato da una foto del comizio in Villa Comunale davanti alla Cassa Armonica mentre parlava un giovane studente, Vicinanza. In breve lui e Polito furono firme stabili del mensile con annessa adesione al fortissimo Partito comunista stabiese. Vennero poi con me ogni due settimane nella tipografia Boccia di Salerno a correggere le bozze della «Voce della Campania» e in breve si ritrovaron­o nella mitica redazione dell’Unità di via Cervantes

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Queste le origini di Vicinanza che ora intende concludere la sua lunga navigazion­e profession­ale tornando alle sue origini mentre nel frattempo, e non solo nella città, sono cambiate la storia e la geografia.

Anche io dieci anni fa mi misi in gioco con esiti che sapevo in partenza negativi, ma lo feci più per una voglia di riconcilia­rmi con una storia collettiva e soprattutt­o familiare politicame­nte esaltante e tormentata. Non è il caso di Gigi. Anche se non so quanto gli serva e già da quando, circa un anno fa, mi furono chiare le sue intenzioni, gli dissi brutalment­e: «Ma ti rendi conto in che pasticcio vai a ficcarti?» Poi c’è la città, il suo stato, le condizioni della politica, tra nuovi manovrator­i e antichi registi, la ferita lacerante dello scioglimen­to, ma anche e soprattutt­o la sua necessità di ricomincia­re in qualche modo. Quel ragazzo imberbe della foto vorrebbe provarci.

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Luigi Vicinanza, giovane studente parla dal palco: era il 1974

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