Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA «FABBRICA» DELLA MUSICA
Vuol dire anche che devi subito avere la lucidità per comprendere che hai in mano qualcosa che vale e trovare il modo per valorizzarlo. Kina ha avuto tutto questo, e si è spostato all’estero, pendolando fra Lisbona e Los Angeles, dove ha trovato contesti e contorni adeguati ad una sfida competitiva a tutto campo. Di conseguenza la risposta alla prima domanda - quanto vale un tale risultato su Spotify per la Campania- è assolutamente negativa: quasi nulla.
Certo che perfino noi ce ne siamo accorti e parliamo del ragazzo di Acerra che dalla sua cameretta ha dato l’assalto al cielo. Qualche turista, sulla scia di questo clamore, sarà attratto nella regione di Kina, avremo così qualche bad & breakfast occupato, qualche tavolo di pizzeria prenotato, qualche numero da esibire da parte dell’assessorato al turismo comunale. Ma poi ? Se lo spettacolare successo di Sinner sta riempiendo le scuole di tennis e saturando i corsi di addestramento per personal trainer e mental coach, a Napoli la sequenza dei Clementino o Geolier, per richiamare proprio i più attuali, ed oggi Kina e i suoi fratelli che spopolano su Tik Tok, che nel nuovo mercato della comunicazione multimediale vale più oro e indotto del giovane tennista, che cosa producono ? E soprattutto la loro inevitabile e necessaria fuga - un interpretazione moderna del fujtevenne di Eduardiana memoria- cosa dice a Regione e Comune ? Possibile che proprio nella città più musicale d’Europa il concetto di creatività sia limitato alla pura interpretazione di un brano? Bisogna scomodare la scuola di Francoforte per parlare di industria culturale, di fabbrica dei sogni fatta di solide attività di supporto, di tecnicalità di registrazione e diffusione, di abilità di promozione e comunicazione, di saperi nel confezionamento di uno spettacolo? Di intuizioni nel cogliere una grande potenzialità? Insomma tutto quel corredo di applicazioni umane e tecnologiche che permettono ad un talento di diventare senso comune nel mondo, che ha fatto la fortuna di città come Los Angeles, San Francisco, oppure in Europa di Parigi, Liverpool, Barcellona, Marsiglia, Dublino, a Napoli dov’è? La benemerita idea del sindaco di creare un distretto della musica come può sfuggire alla tentazione di produrre solo una sequenza di palcoscenici, per creare un X Factor dei poveri? La polemica sui destini delle risorse monopolizzate dai grandi interpreti, che pure il presidente della regione aveva cavalcato, come può diventare strategia concreta e non solo materia di polemica elettorale?
Nelle settimane scorse è stato lanciato alla Federico II un progetto di un incubatore di mestieri e professioni del ciclo del racconto video che intercetta un altro primato del territorio. Ma perché non seguire questa pista anche per la fabbrica della musica? A Nola da tempo si cerca di dare forma ad un Atelier delle professioni della grande musica, con un accordo prestigioso con il Festival di Salisburgo che ha portato nella città bruniana interpreti e autori di grande prestigio. Non potrebbe essere quello un buon inizio per consolidare nella regione un terminale internazionale delle culture musicali?
La combinazione di queste capacità con i mondi della ricerca - San Giovanni e Fisciano - ci darebbero uno straordinario retroterra per realizzare in Campania un Multimedia Tecnopol non inferiore per ambizione e rilevanza all’Human Tecnopol che sta lanciando Milano ai vertici della ricerca biologica. Come diceva proprio il nostro Giordano Bruno «una cosa è giocare con la matematica, un’altra è verificare la natura». La sfida che i talenti campani ci lanciano è proprio quella di verificare la nostra natura.