Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LE LINEE ANONIME DEI TRASPORTI
Uno, l’Italia. Due, la bambina. Sei… sorvoliamo. Dieci, i fagioli. No, non è la classica Smorfia. Sono i numeri con cui vengono identificate le linee della metropolitana di Napoli operative o future. Di primo acchito, la sequenza logico-numerica sembra casuale, certamente incompleta. In realtà, è stata codificata nel lontano 1997 con il Piano Comunale dei Trasporti. Infatti, pochi sanno che i numeri mancanti sono assegnati a linee già esistenti: il n. 5 avrebbe dovuto indicare la Circumflegrea, il n. 8 la Cumana, 3 e 4 alcuni rami della Circumvesuviana, e così via. Un tentativo di ordinare il confuso scenario della mobilità partenopea e mettere in relazione le infrastrutture esistenti con quelle da costruire (come la Linea 1, un tempo chiamata «collinare», o la Linea 6). Obiettivo: travalicare le competenze delle singole aziende attraverso una comunicazione coordinata e bigliettazione unica. A quasi trent’anni da quel cruciale Piano, è chiaro che tale numerazione non «vive» nel linguaggio della città. Le linee storiche conservano la propria denominazione, e si fa una gran confusione indicando come metropolitane delle infrastrutture che tali non sono: si pensi alla Linea 2 gestita da FS, che è a tutti gli effetti un passante ferroviario come quelli di Milano e Torino. Si dirà: con i problemi che affliggono i trasporti partenopei, definirli è l’ultimo dei pensieri. Il che è in parte vero, tuttavia è sempre il solito discorso: Napoli affanna in una quotidianità difficilissima, che fa perdere di vista la proiezione sul futuro. Non si può pensare di risolvere le pressanti emergenze di tutti i giorni se non si immagina la città del domani. La pianificazione dei trasporti, e la collegata comunicazione, vanno in questo senso. L’Italia ha ottimi esempi: si pensi alla segnaletica della metropolitana di Milano, pensata da Bob Noorda e Massimo Vignelli nel 1964 e ancora in uso. Lo stesso Vignelli verrà poi ingaggiato a New York, che dal 1972 adotta quanto creato dal designer italiano per marcare bus e metrò. Londra, una delle poche città con linee storicamente identificate non da numeri ma da nomi, oggi vuole dare una denominazione ad ognuno dei sei rami della rete Overground.