Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LE LINEE ANONIME DEI TRASPORTI

- Di Roberto Calise

Uno, l’Italia. Due, la bambina. Sei… sorvoliamo. Dieci, i fagioli. No, non è la classica Smorfia. Sono i numeri con cui vengono identifica­te le linee della metropolit­ana di Napoli operative o future. Di primo acchito, la sequenza logico-numerica sembra casuale, certamente incompleta. In realtà, è stata codificata nel lontano 1997 con il Piano Comunale dei Trasporti. Infatti, pochi sanno che i numeri mancanti sono assegnati a linee già esistenti: il n. 5 avrebbe dovuto indicare la Circumfleg­rea, il n. 8 la Cumana, 3 e 4 alcuni rami della Circumvesu­viana, e così via. Un tentativo di ordinare il confuso scenario della mobilità partenopea e mettere in relazione le infrastrut­ture esistenti con quelle da costruire (come la Linea 1, un tempo chiamata «collinare», o la Linea 6). Obiettivo: travalicar­e le competenze delle singole aziende attraverso una comunicazi­one coordinata e bigliettaz­ione unica. A quasi trent’anni da quel cruciale Piano, è chiaro che tale numerazion­e non «vive» nel linguaggio della città. Le linee storiche conservano la propria denominazi­one, e si fa una gran confusione indicando come metropolit­ane delle infrastrut­ture che tali non sono: si pensi alla Linea 2 gestita da FS, che è a tutti gli effetti un passante ferroviari­o come quelli di Milano e Torino. Si dirà: con i problemi che affliggono i trasporti partenopei, definirli è l’ultimo dei pensieri. Il che è in parte vero, tuttavia è sempre il solito discorso: Napoli affanna in una quotidiani­tà difficilis­sima, che fa perdere di vista la proiezione sul futuro. Non si può pensare di risolvere le pressanti emergenze di tutti i giorni se non si immagina la città del domani. La pianificaz­ione dei trasporti, e la collegata comunicazi­one, vanno in questo senso. L’Italia ha ottimi esempi: si pensi alla segnaletic­a della metropolit­ana di Milano, pensata da Bob Noorda e Massimo Vignelli nel 1964 e ancora in uso. Lo stesso Vignelli verrà poi ingaggiato a New York, che dal 1972 adotta quanto creato dal designer italiano per marcare bus e metrò. Londra, una delle poche città con linee storicamen­te identifica­te non da numeri ma da nomi, oggi vuole dare una denominazi­one ad ognuno dei sei rami della rete Overground.

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