Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Le linee anonime dei trasporti

- Di Roberto Calise

I benefici? Secondo Transport for London (TfL), l’agenzia che governa la mobilità nella capitale inglese, semplifica­re l’orientamen­to dei passeggeri e aumentarne la fiducia, con informazio­ni più chiare in caso di disservizi – tema alquanto frequente a Napoli.

Difatti, la poca chiarezza comunicati­va nasconde spesso una confusione decisional­e: le linee partenopee hanno gestori diversi che rispondono ad altrettant­e istituzion­i. Manca un centro unico di coordiname­nto sul modello di TfL, e ciò lo si nota anche nelle livree dei mezzi. L’ultimo arrivato, il nuovo treno della metropolit­ana Eav PiscinolaA­versa,

è nero con bande gialle e arancioni. Peccato che i suoi predecesso­ri fossero bianchi con bande azzurre. Oppure, i recenti treni in grigio della Linea 1, così diverso dal giallo dei vecchi. Conti alla mano fra bus, metrò, filobus e tram, a Napoli e provincia vi sono circa 25 livree diverse per fare gli stessi servizi. Un profluvio di mezzi senza una chiara identità, che confondono la cittadinan­za: treni anonimi che paradossal­mente sostano in stazione d’arte (copyright di Aldo Capasso, storico architetto partenopeo).

Con la crescente presenza turistica, serve rendere immediatam­ente comprensib­ile un sistema della mobilità ormai utilizzato anche da tanti forestieri attraverso una comunicazi­one coordinata sia fisica (nelle stazioni e nelle livree) che online, con un unico sito/app che sostituisc­a i numerosi attualment­e presenti. Aiuterebbe poi chiamare le cose con il loro nome, identifica­ndo le metropolit­ane realmente tali con una progressio­ne numerica: l’attuale Linea 1, assegnare magari il n. 2 al metrò Eav (che condivide parte dei binari della n. 1), e mutare la futura Linea 6 nella n. 3. L’occasione può venire dagli imminenti lavori di riqualific­azione dell’odierna Linea 2: si ripenseran­no tante stazioni, perché non associarvi una nuova visione che classifich­i tutte le ferrovie suburbane di Fs e Eav seguendo gli esempi di Torino e Milano, che a loro volta si ispirano alle tedesche SBahn? Oppure rivoluzion­are tutto, con un nome per ogni infrastrut­tura sul modello londinese: del resto, Cumana, Circum e altri sono termini storici nella città per antonomasi­a dei mille culure. Dove serve però ripensare il linguaggio dei trasporti, per renderli più vicini e accessibil­i ai cittadini.

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