Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Stretta di mano tra Fitto e De Luca ma è gelo su Fondi coesione e Zes
Il ministro: nessuna centralizzazione, ma riorganizzazione. Il governatore: siamo alla follia
di Stato, replica: «Non sono abituato a commentare le sentenze, ma la sua lettura indica in modo molto chiaro che le ragioni del ministero sono più che tutelate. Non c’è nulla che blocchi il lavoro portato avanti». Pochi minuti dopo, è il presidente della Regione ad intervenire. «Non mi alzo la mattina per litigare con il governo. Siamo stati a un passo dal fare un confronto diretto con Fitto — ironizza De Luca — non ce l’abbiamo fatta per poco: capiterà prima o poi». Per Fitto, il tema della qualità della spesa è decisivo rispetto alla mole del debito pubblico contratto con il Pnrr. E specifica: «Il Fondo per lo sviluppo e coesione lo stiamo riorganizzando e ritengo paradossali le polemiche. Il premier Meloni ha fatto quello che la Ue ha chiesto di fare agli stati membri, calcolando insieme gli obiettivi di Fsc e Pnrr, altrimenti si rischiava di avere diversi fondi di finanziamento sugli stessi progetti. Il Fsc ha la scadenza nel 2029, il Pnrr nel 2026, quindi serve programmare bene i progetti. Significa che non si sta realizzando una centralizzazione, ma una organizzazione nuova della governance. Sul Pnrr c’è la task force che raccorda le unità di missione. Sul Fsc è messa ora in campo una riforma sulla riorganizzazione con una piccola differenza: prima si davano i fondi senza verifiche; ora si dice: dimmi in cosa li investi e facciamo un piano nell’interesse dello sviluppo e della coesione».
Il ministro, infine, sulla Zes unica conviene che quella campana «ha avuto il merito di avere raggiunto le migliori performance rispetto alle altre», tuttavia «la logica delle 8 piccole Zes è assolutamente inadeguata alla sfida che abbiamo davanti».
Per De Luca continua ad essere «un delitto» la Zes unica al Sud: «È stata smantellata l’unica Zes che funzionava: quella campana, con 3 miliardi di investimenti, quasi 18 mila occupati. Lo schema teorico di rendere Zes tutta l’area meridionale può essere anche accettabile, ma ha criticità: chi governa da Roma non conosce i territori. Chi deve farlo? Una struttura burocratica del ministero? Siamo alla follia. Mentre noi parliamo sono diventate operative le Zes del Nord, perché si è deciso di finanziare, con le stesse agevolazioni per la Zes nel Sud, le Zone logistiche semplificate al Nord». Anche la Uil Campania, con il suo leader Giovanni Sgambati, attacca:«Come prevedevamo c’è un ritardo oggettivo e aggiungerei anche nocivo sulle Zes perché una governance senza rapporti col territorio resta azzoppata e deficitaria. In Campania nelle aree Zes non esistono stabilimenti «a metà», ovvero una parte dentro e l’altra fuori alle Zes, non capiamo a cosa faccia riferimento il ministro. Inoltre — prosegue — ci saremmo aspettati lo sblocco dei Fondi di sviluppo e coesione nei tempi giusti ed invece, in maniera irresponsabile, si continua ad avere un atteggiamento dilatorio».
Il contenzioso Per il titolare della Coesione nessuna polemica con la Campania: «Ci sono interlocuzioni tecniche, la sentenza del Tar ci tutela»