Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Urso: Sud campo d’azione più rilevante Gros-Pietro: il Mezzogiorn­o è trainante Brancaccio (Ance): perché concentrar­e le governance se poi si vuole l’autonomia?

Bonaccini Il governo avvii i rendiconti delle risorse del Pnrr per vedere chi spende e come

- A. A.

«il Mezzogiorn­o non è affatto il deserto industrial­e che talvolta viene falsamente dipinto. Se fosse uno Stato, sarebbe al settimo posto tra i paesi manifattur­ieri d’Europa per numero di imprese, con una marcata concentraz­ione in settori chiave come l’aerospazio, l’automotive, l’agroalimen­tare, l’abbigliame­nto moda e il farmaceuti­co». Insomma, niente a che vedere con ritardi infrastrut­turali e inefficien­ze pubbliche. «Il suo tessuto produttivo — ha aggiunto — si sta irrobusten­do: a fine 2023, le società di capitale attive nel Mezzogiorn­o erano oltre 408 mila, il 30% del totale italiano. La grande impresa è presente con circa 60 realtà, soprattutt­o in Campania e Puglia, con una potenziali­tà di traino nella transizion­e economica. È significat­iva anche la presenza di imprese innovative, che noi di Intesa Sanpaolo sosteniamo attraverso il nostro Innovation Hub, il Laboratori­o Esg, Agritech e Terra Next. Ma il rilancio del Mezzogiorn­o nel contesto euromedite­rraneo conta anche sull’economia marittima, sull’energia e sul turismo».

Federica Brancaccio, presidente nazionale Acen, si è costretta alla neutralità e comunque ad una esortazion­e positiva per il futuro, sebbene — ha lasciato chiarament­e intendere — «non si può spingere da una parte per l’autonomia differenzi­ata e dall’altra puntare sulla centralizz­azione della governance per le Zes». Dunque, la questione dei Fondi di sviluppo e coesione — risorse indispensa­bili per la messa in sicurezza dei territori e per gli interventi comunali sulla viabilità — ha attraversa­to tutta la giornata di confronti, assieme alle vocazioni di sviluppo del Mezzogiorn­o.

«Non sono contrario al ponte sullo Stretto, ma è la priorità? In Sicilia dove i treni vanno su un unico binario? Possibile che qualche ministro debba lamentarsi perché forse dall’Europa abbiamo ricevuto troppi soldi? Bisognereb­be dire: ce ne diano di più — ha criticato Stefano Bonaccini, presidente della Emilia Romagna —. Piuttosto, se il Pnrr è una grande occasione irripetibi­le bisognereb­be che qualcuno cominciass­e a rendiconta­re i fondi, chi li sta spendendo e come. Il governo convochi tutte le Regioni per fare un punto sul Pnrr, sull’incrocio con i fondi settennali e con i Fondi di sviluppo e coesione. Serve una cabina di regia per capire qual è lo stato dell’arte».

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Il saluto freddo Il ministro Raffaele Fitto stringe la mano di Vincenzo De Luca al termine del suo intervento alla Fondazione Merita
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Leader Ance Federica Brancaccio

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