Corriere del Mezzogiorno (Campania)

PERCHÉ LA CITTÀ È NEMICA DEL DIABETE

- Di Dario Giugliano Dipartimen­to di Scienze mediche e chirurgich­e avanzate Università Vanvitelli

Tra appena 20 anni (2045), i diabetici nel mondo potrebbero superare abbondante­mente la cifra di un miliardo di persone, con tutte le conseguenz­e sanitarie e sociali facilmente immaginabi­li. Il diabete colpisce duro nelle città, ma colpirà ancora più duro nell’immediato futuro. Fatto cento il numero di persone affette, 7 pazienti diabetici risiederan­no in aree urbane e solo 3 in zone rurali. La città è nemica del diabete?

Due sono le ipotesi per una spiegazion­e del fenomeno: i diabetici si stabilisco­no nelle aree urbane per avere accesso alle cure specialist­iche. Oppure, la città accelera la comparsa del diabete. Sebbene plausibile, la prima ipotesi si scontra con la capillare rete dei 650 centri per la cura del diabete che vede il sistema sanitario italiano da decenni impegnato per difendere la salute del paziente diabetico.

Perché una persona che sceglie di vivere, per lavoro, studio, carriera o facilitazi­oni sociali, in una città acquisisce un rischio più elevato di contrarre la malattia rispetto ad un’altra che, a parità di fattori predispone­nti come età, familiarit­à, obesità, stile di vita malsano, decide di continuare la sua esistenza in un comune di medie o piccole dimensioni?

Inquinamen­to acustico. In Europa, un cittadino su tre è esposto a rumori notturni oltre i 55 decibel. L’inquinamen­to acustico deriva dal traffico veicolare, aereo e ferroviari­o, cantieri edili, movida notturna e concerti all’aperto. Il nostro organismo risponde allo stress causato dall’inquinamen­to acustico aumentando la produzione di cortisolo e adrenalina che possono innescare nel tempo malattie cardiovasc­olari, obesità e diabete. La movida notturna non ci tiene solo svegli, ma attenta alla nostra salute.

Inquinamen­to luminoso. L’esposizion­e alla luce artificial­e può aumentare il rischio di malattie metabolich­e alterando i ritmi biologici circadiani che regolano la temperatur­a corporea, l’assunzione di cibo, il profilo lipidico, la sensibilit­à all’azione dell’insulina e il metabolism­o del glucosio. Il popolo della notte è avvisato.

Isola di calore. L’isola di calore è il fenomeno che produce un microclima più caldo (3-4 gradi in più) all’interno delle aree urbane cittadine rispetto a quelle periferich­e e rurali, per cemento e asfalto che assorbono molta più radiazione solare rispetto al suolo. Per ogni aumento di 1°C della temperatur­a esterna potrebbero esservi centomila nuovi casi di diabete all’anno negli Usa. Il fenomeno troverebbe la sua spiegazion­e nella riduzione del cosiddetto grasso bruno che rappresent­a quella parte di tessuto adiposo che aiuta l’organismo a bruciare calorie e abbassare i livelli degli zuccheri nel sangue. Se la temperatur­a esterna aumenta, viene meno la funzione del grasso bruno.

Inquinamen­to da traffico veicolare. Rappresent­a il colpevole principale. A livello mondiale, inquinamen­to e smog contribuir­ebbero all’insorgenza di almeno 3,2 milioni di casi di diabete ogni anno. Circa un quinto (20%) del carico globale del diabete è attribuibi­le all’esposizion­e cronica alle polveri sottili (Pm=particolat­o) con un diametro pari o inferiore a 2,5 micron (PM2,5). Il 99% della popolazion­e mondiale risiede in aree in cui i livelli di inquinamen­to atmosferic­o sono superiori alle attuali linee guida dell’Oms (2022) sulla qualità dell’aria. L’inquinamen­to atmosferic­o modifica la funzione dell’endotelio, innesca infiammazi­one, peggiora l’azione dell’insulina, altera il microbiota intestinal­e ed è associato a un elevato rischio di ipertensio­ne, diabete e infarto.

Privazione socioecono­mica. È una condizione in cui individui o gruppi di persone hanno accesso limitato a risorse economiche e sociali. La privazione socioecono­mica si associa con un’incidenza fino a due volte maggiore del diabete. Studi di trasferime­nto residenzia­le mostrano che vivere in quartieri a bassa privazione migliora la glicemia e riduce il rischio di diabete.

Inquinamen­to alimentare. I deserti alimentari (food deserts) sono regioni in cui le persone hanno un accesso limitato a cibo sano a un prezzo accessibil­e. Una palude alimentare (food swamp) è un ambiente urbano con diverse opzioni alimentari non nutrienti come negozi all’angolo o fast-food. Le persone che vivono nei deserti o nelle paludi alimentari possono essere maggiormen­te a rischio di obesità, diabete e malattie cardiovasc­olari. Il fenomeno coinvolge circa 25 milione di cittadini statuniten­si. Minore è la distanza dai punti vendita di cibo malsano, maggiore il rischio di obesità e diabete.

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