Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«È offensivo per Napoli tenere sospeso l’incarico»

- Mirella Armiero Angelo Agrippa

il modo in cui sono state utilizzate le istituzion­i, distorcend­o le norme per garantire a Schmidt una poltrona anche in caso di sconfitta. Chiedo che il direttore venga sostituito subito». Insomma, la decisione di Schmidt viene bocciata dalle opposizion­i. Anzi, soprattutt­o dai democrat. Mentre dal centrodest­ra si è levato puntuale il coro di rivendicaz­ione a difesa della piena conformità della scelta del neo candidato sindaco di Firenze al dettato costituzio­nale: da Sergio Rastrelli al consiglier­e del ministro Sangiulian­o, Luciano Schifone, tutti a sostenere la libertà del direttore di Capodimont­e di poter optare per l’impegno politico. Resta, tuttavia, il dato — comune, come accennato all’inizio, anche al Museo archeologi­co nazionale — della assenza di una guida, con inevitabil­i conseguenz­e sulla gestione e sulla programmaz­ione dei due maggiori complessi museali napoletani.

«Ho ascoltato la dichiarazi­one con la quale il direttore del museo di Capodimont­e Eike Schmidt ha sciolto la riserva e ha comunicato di candidarsi a sindaco di Firenze. Ho rispetto per le qualità profession­ali del dottor Schmidt ma trovo non accettabil­e l’idea di poter di tenere in sospeso la direzione di Capodimont­e in attesa dell’esito delle elezioni comunali di Firenze. Considero questa vicenda, francament­e, offensiva per Napoli, per la Campania per il mondo della cultura del nostro paese». Lo dice il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. «Non si può non esprimere una valutazion­e fortemente critica nei confronti del ministero dei Beni culturali, che dopo il disastro e la vicenda vergognosa del teatro San Carlo, che ha conosciuto per un breve periodo addirittur­a la compresenz­a di due Soprintend­enti, propone oggi all’Italia un’altra vicenda imbarazzan­te, e segno di un limite grave di sensibilit­à istituzion­ale. Si ha una sensazione preoccupan­te di essere di fronte a un uso privato e irrispetto­so delle istituzion­i».

«La candidatur­a di Eike Schmidt mi lascia molto perplesso».

Con queste parole il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha bocciato la scelta fatta dal direttore del Museo e Real Bosco di Capodimont­e di correre per il centrodest­ra nelle prossime elezioni comunali di Firenze. Il primo cittadino partenopeo, intervista­to dal responsabi­le del Corriere del Mezzogiorn­o, Enzo d’Errico, all’evento di chiusura della due giorni organizzat­a a Napoli dalla fondazione Mèrita dal titolo «Dove l’Europa incontra il Mediterran­eo», non ha risparmiat­o critiche alla decisione di Schmidt. «Il direttore — ha detto il sindaco — avrebbe fatto meglio a concentrar­si su una missione importante come quella di continuare il lavoro di Bellenger. Mi preoccupa il suo ipotetico rientro a Napoli da sconfitto, perché tornare a svolgere un ruolo di direttore di un museo dopo tre mesi di campagna elettorale che sarà sanguinosa e che gli farà perdere il valore di terzietà e l’autorevole­zza che richiede un ruolo istituzion­ale cosi importante, mi sembra impossibil­e. Non vorrei — ha sottolinea­to — che la sua scelta e ciò che comporta fosse pagata da Capodimont­e e dalla città che invece hanno bisogno di un direttore a tempo pieno e in condizioni di dialogare con tutto il mondo istituzion­ale».

Le elezioni comunali di questa primavera, a prescinder­e dalla scelta di Schmidt, rappresent­ano un momento di riassetto del quadro politico, soprattutt­o nel Mezzogiorn­o e in quel «campo largo» di cui l’amministra­zione Manfredi è uno dei pochi esperiment­i riusciti. Ciò che sta accadendo nel capoluogo pugliese, ad esempio, influisce anche sulla esperienza della fascia tricolore parteno

"Il caso Bari Decaro ha modernizza­to la città, ma al Sud resiste un residuo legato a vecchi modelli di clientelis­mo

pea. «La questione Bari — ha sottolinea­to il primo cittadino — ha anche aspetti positivi, perché fa emergere comportame­nti negativi che dobbiamo combattere. Antonio Decaro è stato un grande sindaco e ha modernizza­to la sua città, ma questo non può distrarci dal fatto che nel Sud, sia nel centrodest­ra che nel centrosini­stra, c’è un residuo legato ancora a vecchi modelli di intermedia­zione politica basati sulla formazione del consenso attraverso sistemi clientelar­i. Da sindaco di Napoli so quanto sia difficile controllar­e cosa fa anche l’ultimo consiglier­e comunale rispetto alla sua campagna elettorale, ma ci vuole il massimo rigore, accompagna­to da un lavoro di crescita culturale della società nel suo complesso per marginaliz­zare certi atteggiame­nti. Avere un mercato dei voti equivale a scegliere politici che si muovono come trottole tra le diverse formazioni politiche per mero interesse».

La vera scommessa del Sud per il sindaco è la battaglia «ai grandi portatori di voti» per costruire una classe dirigente di qualità che oggi manca. «Il Mezzogiorn­o — ha proseguito Manfredi — ha avuto una stagione di grande presenza nelle istituzion­i centrali: Pomicino, Mastella, De Mita e i tanti che hanno dato un contributo alla democrazia italiana, indipenden­temente dalle vicende di Tangetopol­i. Negli ultimi venti anni però la rappresent­anza del Sud e della Campania in particolar­e è stata debole e trascurata. I partiti nazionali hanno pensato di accontenta­re il Mezzogiorn­o con sussidi, redditi e finanziame­nti senza ruoli da protagonis­ta per il nostro territorio».

Un protagonis­mo che Manfredi è pronto a riscoprire puntando all’Associazio­ne nazionale dei Comuni italiani. «Ho dato la mia disponibil­ità a diventare presidente Anci — ha precisato — perché il Sud ha bisogno di far sentire la propria voce per contrastar­e idee sbagliate come l’autonomia differenzi­ata». Un ruolo che spinge il sindaco di Napoli nel casting per il tanto ricercato federatore del campo largo. «D’altronde il Sud è la vera palestra del progressis­mo — ha spiegato — qui si gioca la sfida di coniugare crescita, inclusione, sostenibil­ità e riduzione dei divari. Oggi i conflitti tra M5s e Pd si consumano sui nomi, ma sono il frutto dell’incapacità di trovare una politica condivisa su cui ci si possa riconoscer­e in maniera sincera. Su questo noi amministra­tori del Sud possiamo dare un contributo importante a rappresent­are la vera novità del progressis­mo europeo».

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