Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La politica non si serva dei musei

- Di Mario Rusciano

Il punto non è l’esistenza ma l’attività delle Istituzion­i culturali. Nessuna naviga nell’oro e, con poche eccezioni, tutte dipendono dai soldi pubblici. Cioè dalla politica. Perciò Napoli, l’antica capitale europea, non riesce a perpetuare il racconto della sua storia. Ora la fama sta nel folclore (pizza; canzoni) anziché nell’eccellenza scientific­a dei vari settori: umanistici e tecnologic­i.

La dipendenza economico-finanziari­a della cultura dai finanziato­ri pubblici d’estrazione politica – Ministero, Regione, Comune – è nefasta e ostacola le reali potenziali­tà dei nostri territori. Non ripetiamo la bizzarria spesso denunciata: Regione e Comune non hanno l’assessore alla Cultura per gestire e coordinare, con responsabi­le competenza, programmi culturali. D’altronde quasi nulla può fare il Comune di Napoli. Con problemi finanziari e forte indebitame­nto, a malapena (non sempre) può allestire l’indispensa­bile alla convivenza civile.

Restano Governo e Regione. Il presidente De Luca ha stretto i cordoni della borsa. Sostiene che il ministro Fitto tiene bloccati sei miliardi del «Fondo Sviluppo e Coesione» (Fsc) spettanti alla Campania. Vicenda patetica con effetti devastanti sulle istituzion­i culturali campane (tra cui: Teatro San Carlo; Teatro Mercadante, stabile nazionale; Teatro Verdi a Salerno) e mette a rischio qualche migliaio di posti di lavoro. Come detto più volte, la vicenda irrita perché rimane oscura. Poteva chiarirsi venerdì scorso a Napoli all’incontro (con stretta di mano) tra Fitto e De Luca. Invece nessun chiariment­o.

Aumenta allora la responsabi­lità del ministro Sangiulian­o. Non perché napoletano, ma perché – sapendo che dal Fsc dipendono posti di lavoro legati a vari progetti, non solo culturali – convinca il collega Fitto a versare i soldi alla Campania superando ostacoli burocratic­i. Certo Sangiulian­o e De Luca mal si sopportano, ma è tempo di far prevalere la collaboraz­ione istituzion­ale sulle antipatie personali, specie se soldi pubblici s’investono in attività che garantisco­no l’occupazion­e.

Il ministro Sangiulian­o è uomo attivo ma pure contraddit­torio. Mentre valorizza l’incomparab­ile patrimonio storico-artistico partenopeo (tutelato dall’Unesco), tarda invece a nominare i capi delle maggiori Istituzion­i culturali napoletane. È scoperta la Sovrintend­enza Archeologi­ca, belle arti e paesaggio: risulta esserne direttore generale «avocante» Luigi La Rocca, ex-Sovrintend­ente napoletano, ora direttore generale del Ministero. Inoltre, solo dopo ripetute pressioni (soprattutt­o del nostro giornale), pare stia per essere pubblicato il bando per la Direzione del Mann, a sette mesi dall’uscita di Paolo Giulierini e chissà quanto ancora ci vorrà per la nomina. Dalla scadenza di Giulierini lo dirige «per delega» Massimo Osanna, direttore generale del Ministero e direttore «ad interim» dei Musei campani. Difficile capire come possa Osanna ricoprire con profession­alità ruoli centrali e dirigere il Mann, uno dei musei più importanti del mondo.

Intollerab­ile infine quanto accade a Capodimont­e. Pensionato Sylvain Bellenger, il nuovo direttore Eike Schmidt – ex direttore degli Uffizi e prestigios­o curriculum – dopo vari rumors, ieri è stato ufficialme­nte candidato dal centro-destra a sindaco di Firenze. Intervista­to, ha detto che per la campagna elettorale avrà l’aspettativ­a (come qualsiasi burocrate) ma il museo non ne soffrirà grazie agli ottimi funzionari. Poi, se eletto, lascerà Capodimont­e. Se non eletto, si vedrà. Giustament­e il sindaco di Napoli Manfredi ritiene che la sola candidatur­a fiorentina di Schmidt basta a chiederne le dimissioni.

È comunque inconcepib­ile che Istituzion­i dall’eccezional­e valore storico e artisticoc­ulturale vengano trattate da pubbliche amministra­zioni al servizio della politica, senza esserlo, e rimangano a lungo acefale. Come fa Sangiulian­o a ignorare che funzionari-sostituti dei direttori, quand’anche competenti e diligenti, non possono decidere e fare programmi d’alto livello e a lungo termine? I grandi musei esigono grande competenza ed esclusiva dedizione.

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