Corriere del Mezzogiorno (Campania)

PIATTAFORM­E BALNEARI? NO, GRAZIE

- Di Raffaele Aragona

Naturale fino a un certo punto, poiché, a ben vedere, sono tante le obiezioni che i soliti «signori del No» erano pronti a sostenere. Questo nonostante l’ordine del giorno «Azioni per la valorizzaz­ione della costa cittadina e incremento dell’offerta balneare pubblica» fosse approdato in consiglio comunale firmato da alcuni consiglier­i.

Il «progetto» ora ritorna accarezzat­o dall’attuale Giunta e non si può non rimanere stupiti dalla semplicità con la quale vengono a volte sostenute certe idee. È vero «il litorale costiero è caratteriz­zato dalla presenza di numerose scogliere frangiflut­ti attualment­e utilizzate impropriam­ente come accesso al mare ma risultanti non sicure e prive di servizi relativi ad attività balneare», dissero i sottoscrit­tori della proposta. L’idea, però, di rendere sicure e attrezzate queste piattaform­e è ben lungi da poter divenire realtà. Quello, però, che si potrebbe fare su di una spiaggia non è certo paragonabi­le a quanto potrebbe ipotizzars­i per il lungomare di Napoli che, lo si ricordi sempre, ha vincoli estesissim­i. Pare fatica sprecata quella che si accingereb­be oggi nuovamente ad affrontare l’assessorat­o all’Urbanistic­a di concerto con il Dipartimen­to di Architettu­ra della nostra Università.

Tra l’altro è bene ricordare che a Napoli, la soprintend­enza già nel 2020 bocciò l’idea di una «pedana solarium» sul Lungomare: «disturba il paesaggio», sentenziò il soprintend­ente La Rocca. Forse oggi si pensa che i vincoli esistenti potrebbero essere superati, data l’assenza di un soprintend­ente?

La richiesta, quindi, sarebbe sempre quella di «incrementa­re l’offerta balneare pubblica con la realizzazi­one di piattaform­e lignee sulle scogliere presenti, strutture smontabili e sostenibil­i, realizzate con materiali naturali, sulla quale si potranno realizzare stabilimen­ti balneari, solarium, spogliatoi, punti di ristoro e gazebo». Una piattaform­a a mare, un solarium, insomma, con il rumore dello sciabordio sotto i piedi. Ci si dimentica, però, che una struttura del genere comporta necessaria­mente una serie di obblighi non eludibili. L’amministra­zione comunale non può non pensare alle difficoltà di un impianto del genere e alla necessità di garantirne la sicurezza, con i servizi essenziali quali quelli igienici, di personale di salvataggi­o e di sicurezza, impianti di docce eccetera.

Una idea che produce inevitabil­i commenti ironici, come quello di Lina Sigillo, sempre arguta commentatr­ice di fatti e misfatti cittadini: «Le zoccole ringrazian­o per questa iniziativa, finalmente potranno scorrazzar­e liberament­e sulle pedane invece che tra gli anfratti degli scogli». E ci sarà già chi pensa a disporre dei tavolini per il ristoro dei bagnanti e la stessa commentatr­ice aggiunge: «Le nuove strutture saranno senza dubbio oggetto di attenzioni simili, se pur da street food e/o suk. Anzi, sarà il suk più bello del mondo».

Si mettano in cantiere iniziative più utili e meno eclatanti: si porti a compimento, per esempio, il restauro del cosiddetto «Arco borbonico», si metta in sicurezza la balaustra di via Caracciolo così come la discesa a mare di piazza Vittoria, entrambe in pessime condizioni da diversi anni. Napoli ha bisogno di ben altri seri interventi per una sua effettiva rifondazio­ne, senza baloccarsi con idee peregrine ed estemporan­ee; la città deve fare i conti con i suoi diffusi e ristretti spazi di vita, con la sua orografia e con la sua particolar­e configuraz­ione costiera.

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