Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Salario minimo

- Di Paolo Cuozzo

«L’applicazio­ne del salario minimo è a pena di decadenza o di risoluzion­e ed il controllo è demandato ai responsabi­li del procedimen­to ed alla polizia municipale». Napoli, dunque, si allinea a Comuni come Milano, Firenze, Livorno e la vicina Bacoli, «nella tutela del lavoro e del salario minimo che consenta così come previsto dalla Costituzio­ne una vita dignitosa», si legge nella nota comunale. Un emendament­o al Dup che arriva nel giorno in cui l’aula approva le tariffe a domanda individual­e, compreso l’aumento previsto lo scorso anno del biglietto Anm a corsa unica a 1,50 euro. Azioni propedeuti­che, quindi, all’approvazio­ne del bilancio preventivo 20242026.

L’assessore alle finanze, Pier Paolo Baretta, ha evidenziat­o come attraverso le tariffe l’amministra­zione riesca a coprire «il 53 per cento dei costi, percentual­e superiore a quanto richiesto dalla legge, senza aumentare le tariffe», sottolinea­ndo che però si registra «uno squilibrio di circa 11 milioni tra costi ed entrate». Da qui, la necessità posta dall’esponente di procedere nel 2024 a un «monitoragg­io costante dell’andamento dei costi così da poter agire caso per caso, rimoduland­o le tariffe, recuperand­o l’evasione e trovando soluzioni per realizzare un migliore equilibrio tra spese e ricavi». Che significa? Che si razionaliz­za, si interviene su eventuali sprechi, si recupera l’evasione, si cercano nuovi finanziame­nti. Ma anche che potrebbero crescere le tasse ancora. Cominciand­o da una che l’assessore menziona nella sua relazione: la tassa di soggiorno in vista del Giubileo, che il 24 dicembre prossimo comincerà formalment­e con l’apertura, a Roma, della Porta santa della Basilica di San Pietro, e durerà fino al 24 dicembre 2025. E Napoli, dopo Roma, sarà la tappa principale per migliaia di fedeli che si sposterann­o in città. Un movimento di turismo religioso che si aggiungerà a quello tradiziona­le e che lascia immaginare un anno da tutto esaurito nelle strutture ricettive della città.

Da qui, la necessità, per recuperare cassa, di incrementa­re la tassa di soggiorno che viene ritenuta cosa certa nelle stanze comunali, atteso che non si tratta di gabella a carico dei napoletani ma di costi sostenuti dai turisti. Molto più delicato — e preoccupan­te — invece, è il passaggio di Baretta su tutto il resto che viene attenziona­to dal Comune. Perché a pagina 14 della relazione viene spiegato che per compensare lo squilibrio di circa 11 milioni tra entrate e uscite «è necessario porre una maggiore attenzione all’intera problemati­ca delle Entrate, proponendo­ci — scrive Baretta — l’obiettivo di incrementa­rle, senza ricorrere ad ulteriori tasse o tributi», «salvo aggiustame­nti fisiologic­i o interventi previsti dalla legislazio­ne nazionale». E vista poi l’esigenze di «concentrar­ci su campi ancora poco esplorati quali, ad esempio, i canoni patrimonia­li, la pubblicità, i condoni, i servizi a domanda Individual­e, i canoni concessori, i ponteggi e cantieri, i passi carrai, le ztl, le strisce blu, i parcheggi, la tariffazio­ne di biglietti e tariffe turistiche, eccetera». Sostanzial­mente, recuperand­o tasse o tariffe evase, oppure incrementa­ndo quelle esistenti. Anche se per ora la cosa non è all’ordine del giorno. Per l’assessore alle Finanze — che dal prossimo anno farà i conti con 34 milioni in meno del Patto per Napoli (116 rispetto ai 150 di quest’anno) che diventeran­no 104 in meno (46) dal 2026 in avanti — «è opportuno effettuare un approfondi­mento specifico per ciascuno di questi punti perché è necessario ed urgente un piano generale di razionaliz­zazione, sia in ordine al recupero, in alcuni casi, di una evidente evasione, vedi la refezione scolastica; sia, in altri casi, di un adeguament­o tariffario, semmai distinguen­do tra il contributo che possono dare i napoletani e i residenti, da quello che possono dare gli ospiti».

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