Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Musella: le parole attuali di Pinter contro la guerra L’attore protagonista della nuova produzione dello Stabile dedicata al drammaturgo inglese
«Ci sono tre autori che hanno segnato la mia formazione. Il primo è ovviamente Eduardo, a cui ho dedicato “Tavola Tavola Chiodo Chiodo”, poi Shakespeare di cui ho rappresento fra gli altri i Sonetti, e infine Harold Pinter. I primi due li ho già affrontati, ora toccava al drammaturgo inglese, che avevo rappresentato per l’esame d’ammissione al corso di Regia alla Civica Paolo Grassi di Milano, in un progetto che metteva insieme tre brevi atti unici di taglio politico di Pinter: “Il bicchiere della staffa” del 1984, “Il linguaggio della montagna” del 1988 e “Party Time” del 1991». Ovvero proprio quelli con cui Lino Musella, attore di punta dell’attuale scena partenopea e italiana, ritorna davanti al pubblico del San Ferdinando, da domani e fino al 21, con lo spettacolo contenitore «Pinter Party», la nuova produzione dello Stabile napoletano.
«Era un sogno che coltivavo dagli anni ’90 – continua l’attore e regista -, dopo aver avuto il placet dagli eredi Pinter sull’aggregazione di questi tre testi brevi, legati da una forte tensione politica sempre presente nell’autore inglese. Il primo dedicato alla tragedia delle dittature sudamericane, il secondo alla vicenda legata alla lotta del popolo curdo, la terza infine agli aspetti degenerativi del capitalismo angloamericano. Una sequenza che poi arricchisco con alcuni passi tratti dal divideo, scorso di Pinter pronunciato alla consegna del Nobel. Parole contro la sopraffazione e la guerra che sembrano scritte in questi giorni». E per dare forza all’allestimento, Musella ha scelto al suo fianco un’ampia compagnia che comprende Paolo Mazzarelli, Betti Pedrazzi, Totò Onnis, Eva Cambiale, Gennaro Di Biase, Dario Iubatti, Ivana Maione, Dalal Suleiman e, in Matteo Bugno. «Un’esperienza nuova e importante, perché in genere ho lavorato molto in duo, con Mazzarelli e qui a Napoli con Tonino Taiuti. Stavolta invece c’è una presenza più corale, che anche durante le prove sembra assicurarti una sorta di pubblico, in attesa di ritrovarci di fronte quello vero del San Ferdinando». Cosa resa possibile grazie al grande entusiasmo con cui Roberto Andò ha accolto la proposta di Musella. «Ho conosciuto Pinter – spiega il direttore del Teatro di Napoli – e sono molto legato alla sua opera, sia come erede di Beckett ma soprattutto per la sua vena più schiettamente politica, che emerge chiara da questi tre testi. E poi Musella è un attore che apprezzo molto e che siamo felici di avere sempre più spesso con noi».
Da Eduardo appunto a Pinter. Ma cosa lega questi due immensi personaggi del teatro contemporaneo? «Innanzitutto l’essere stati entrambi attori – conclude Musella -, ma poi soprattutto la capacità di entrambi di avere un punto di vista politicamente chiaro, che restituisce il senso del rapporto fra oppressori e oppressi, fra umano e disumano. Anche per questo mi è piaciuto fare omaggio ai 70 anni del Teatro San Ferdinando, e quindi a Eduardo, proprio con il lavoro di Pinter». Infine lo spettacolo si avvale delle scene di Paola Castrignanò, dei costumi di Aurora Damanti, delle musiche e del disegno sonoro di Luca Canciello, delle luci di Pietro Sperduti, dei video di Matteo Delbò e della coreografia di Nyko Piscopo.