Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Santa Maria la Nova diventerà hotel di lusso Al via il restauro degli affreschi nel chiostro
Il team di Pasquale Rossi del Suor Orsola al lavoro sulla «Deposizione» di Simone Papa Francesca Pagliari (San Martino Alberghi): immaginiamo di realizzare trenta camere
Lavorano in coppia, con la tuta bianca e l’elmetto di protezione, sul ponteggio che guarda la Deposizione di Cristo. Sono le giovanissime allieve del corso di laurea magistrale in Conservazione e restauro dei beni culturali dell’Università Suor Orsola Benincasa, presieduto da Pasquale Rossi. Di fatto, uno dei dieci corsi, in tutta la Penisola, che abilita direttamente alla professione.
Restaurano quella donna sofferente con il Figlio sul grembo, splendida pittura murale, attribuita a Simone Papa detto «il moderno» (dalle doti straordinarie e di cui si hanno notizie tra il 1614 e il 1629) della controfacciata del chiostro seicentesco di San Giacomo della Marca, all’ingresso del complesso monumentale di Santa Maria La Nova.
Non è l’unico intervento avviato nel bellissimo convento. Più avanti, in uno dei quattro bracci con gli archi a tutto sesto e le volte a crociera del
Da sinistra, la veduta del complesso monumentale di Santa Maria la Nova, il ponteggio di restauro per il recupero dell’affresco della Deposizione di Simone Papa e una coppia di restauratrici del Suor Orsola Benincasa all’opera per riprendere il ritratto raffigurante Franciscus Quinionius chiostro piccolo, risalente alla fine del XVI secolo e realizzato da Giovanni Cola di Franco, altre «colleghe» (è all’opera un team di sei corsiste) stanno per riportare all’antico splendore un riquadro decorativo collocato sulla parete laterale dell’edificio e il ritratto raffigurante di Franciscus Quinionius.
Si tratta del progetto promosso e finanziato dalla società di gestione del sito monumentale, la San Martino Alberghi srl, realizzato insieme con l’Università e sotto l’attenta vigilanza della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio di Napoli. Un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato. L’inizio di un progetto più ampio (i frati francescani non hanno più la possibilità di gestire un sito così complesso) che porterà il complesso di
Santa Maria la Nova a diventare un albergo. «Non subito — spiega Francesca Pagliari, rappresentante della San Martino Alberghi, nel corso della conferenza stampa — magari fra qualche anno, quando avremo ottenuto tutti i permessi necessari, quelli della Soprintendenza già ci sono, per realizzare quelle trenta camere che abbiamo immaginato».
E pensare che solo qualche decennio fa, negli anni Novanta, il chiostro e la piazza erano diventati un parcheggio, come ha ricordato Giuseppe Reale, direttore del complesso di Santa Maria La Nova. Ci volle l’intervento della magistratura per liberare quei gioielli dall’abuso. Oggi, per il chiostro e la piazza si profila una nuova stagione. E soprattutto una grande scommessa: «La cura di un importante sito monumentale qual è appunto il complesso di Santa Maria La Nova — continua Pagliari — attraverso un lungo percorso di ristrutturazione». Come la realizzazione dell’Art Hotel San Francesco al Monte. «È l’esempio che ha rappresentato al meglio il nostro sforzo di fare dell’impresa ricettiva un’occasione di restituzione alla collettività di beni da ripensare nella loro dimensione funzionale come volano dell’economia del turismo».
Il senso è quello di sollecitare una cultura d’impresa capace di fare da volano sia della visione economica che della cura del territorio? «Esattamente. Da qui il mio invito affinché sulla base di un progetto concreto ed efficace come quello di un intervento di restauro, anche altri soggetti economici e finanziari possa
no diventare con noi partecipi e protagonisti di un investimento di futuro con i più giovani, con cui custodire la nostra memoria culturale».
Un progetto pilota con l’obiettivo di attirare altri investimenti, dunque. Dopo il restauro del paliotto argenteo nella cappella di Santa Maria delle Grazie, all’interno della chiesa, capolavoro indiscusso di cultura barocca, i lavori di ripristino nel chiostro, condotti da Maria Rosaria Vigorito, restauratrice del Mibab, sono partiti una settimana fa con la campagna preliminare di ricognizione fotografica che ha consentito la mappatura dello stato delle opere.
Poi l’intervento sulle strutture, rigorosamente scientifico e green, per accertarne la solidità. Toccando le opere, ci si è resi conto che i dipinti sono stati via via rimaneggiati nel tempo. C’è poi stato il peso di un consistente strato di polveri grasse dovute all’inquinamento da idrocarburi: il danno delle auto parcheggiate. Ora si lavora alacremente, otto ore al giorno, cinque giorni su sette. Riusciranno le giovani restauratrici a far risplendere i dipinti di Simone Papa? Non c’è dubbio. Con sapienza ed entusiasmo ce la metteranno tutta. Hanno a disposizione 120 giorni.