Corriere del Mezzogiorno (Campania)
ARRIVA CONTE? CI VORREBBE UN ALTRO DE LAURENTIIS
Antonio Conte il mercato, o il mandato a farselo secondo i suoi intenti, lo vorrebbe nel contratto o quasi. Diversamente la guerra, che tutti danno per scontata fra i due galli nel pollaio, comincerebbe un minuto dopo la firma. Ci sono poi dubbi che non riguardano né il pedigree juventino dell’uomo né la vicenda tattica. Le guerre di religione le fanno i tifosi, i presidenti fanno business e il nostro, di presidente, ha sempre avuto la tendenza a cercare sponde bianconere, sia in passato che oggi. Si veda l’arrivo del direttore sportivo Manna, in coincidenza con le note contropartite dal settore tecnico del Napoli. Scambi che più di una guerra hanno il sapore di un accordo. Per quanto riguarda il modulo è molto probabile che pur di avere il tecnico leccese sulla sua panchina, De Laurentiis rinunci ad ogni superstizione tattica.
L’argomento chiave è invece di prospettiva economica e di mercato. Privo di ricavi da Champions, il Napoli dovrà metter mano a quel salvadanaio che gli regala la serenità finanziaria. Insomma, se mercato «grande» ci sarà i costi non saranno leggeri. È come se all’improvviso il dilemma che insegue il Napoli dal momento dello scudetto - sforzarsi di fare un salto dimensionale o navigare sotto costa - si riassumesse nel sì o nel no di Antonio Conte. Se c’è lui ci crediamo e ci mettiamo i soldi - ricordate? «Non si va con dieci euro in ristorante da cento». Senza di lui, si sta vicini alla riva e si mette la squadra in mano a un sergente di ferro che ha vinto solo qualche campionato di periferia. Il Napoli oscilla fra i modelli e questo oscillare fa paura a chi guarda in prospettiva. Qui bisogna lavorare di scenario. Prima ipotesi, Conte arriva, fa la squadra e vince il campionato o comunque si piazza in Champions e fa bene nelle coppe. L’uomo è notoriamente inquieto, mentre la piazza e la società hanno la lingua lunga. Facile che dopo un anno così fatto se ne vada. Secondo scenario: a quel punto, già gravato di investimenti, devi spendere ancora per rimanere al vertice. Devi cioè acquisire quella continuità nell’alto livello che non hai saputo o voluto assicurarti nell’estate del 2023. Ci vorrebbe un altro nome-chiave per la guida tecnica e altri soldi. Anche se, certo, a quel punto ne arriverebbero da piazzamento champions ed altre fonti collaterali. Ma è come guidare sempre a 200 all’ora e sperare di non trovare ostacoli. In altri termini: se parti con Conte, hai imboccato un’autostrada dai pedaggi carissimi. E per rimanerci, che il tecnico accetti o meno anche per un secondo anno, bisognerà reggere il livello delle spese. Significa cambiare i principi base sui quali il Napoli ha prosperato dal 2004. Ora voi ce lo vedete De Laurentiis comportarsi come non si è mai comportato? Cioè: spendere e ubbidir tacendo, non sfasciare tutto alle prime difficoltà per tornare alla dimensione della bottega familiare? E soprattutto accettare un salto dimensionale che comporterebbe, oltre agli investimenti per gli acquisti, anche una crescita inevitabile del monte salari? Tutto questo avverrebbe poi nell’anno nel quale bisogna trovare la soluzione al problema centro allenamenti. Voi ce le vedete tutte queste cose? Noi no. E soprattutto ci frega la vecchiaia: si muove come un fantasma nei nostri ricordi il Napoli degli anni di Diego. Il salto fu fatto, si volò per sette anni, fra gioia e follie ma senza un vero modello di business. Poi la cera nelle ali di Icaro si è sciolta. E ci sono voluti quindici anni per riveder le stelle.