Corriere del Mezzogiorno (Campania)

ARRIVA CONTE? CI VORREBBE UN ALTRO DE LAURENTIIS

- Di Vittorio Zambardino

Antonio Conte il mercato, o il mandato a farselo secondo i suoi intenti, lo vorrebbe nel contratto o quasi. Diversamen­te la guerra, che tutti danno per scontata fra i due galli nel pollaio, comincereb­be un minuto dopo la firma. Ci sono poi dubbi che non riguardano né il pedigree juventino dell’uomo né la vicenda tattica. Le guerre di religione le fanno i tifosi, i presidenti fanno business e il nostro, di presidente, ha sempre avuto la tendenza a cercare sponde bianconere, sia in passato che oggi. Si veda l’arrivo del direttore sportivo Manna, in coincidenz­a con le note contropart­ite dal settore tecnico del Napoli. Scambi che più di una guerra hanno il sapore di un accordo. Per quanto riguarda il modulo è molto probabile che pur di avere il tecnico leccese sulla sua panchina, De Laurentiis rinunci ad ogni superstizi­one tattica.

L’argomento chiave è invece di prospettiv­a economica e di mercato. Privo di ricavi da Champions, il Napoli dovrà metter mano a quel salvadanai­o che gli regala la serenità finanziari­a. Insomma, se mercato «grande» ci sarà i costi non saranno leggeri. È come se all’improvviso il dilemma che insegue il Napoli dal momento dello scudetto - sforzarsi di fare un salto dimensiona­le o navigare sotto costa - si riassumess­e nel sì o nel no di Antonio Conte. Se c’è lui ci crediamo e ci mettiamo i soldi - ricordate? «Non si va con dieci euro in ristorante da cento». Senza di lui, si sta vicini alla riva e si mette la squadra in mano a un sergente di ferro che ha vinto solo qualche campionato di periferia. Il Napoli oscilla fra i modelli e questo oscillare fa paura a chi guarda in prospettiv­a. Qui bisogna lavorare di scenario. Prima ipotesi, Conte arriva, fa la squadra e vince il campionato o comunque si piazza in Champions e fa bene nelle coppe. L’uomo è notoriamen­te inquieto, mentre la piazza e la società hanno la lingua lunga. Facile che dopo un anno così fatto se ne vada. Secondo scenario: a quel punto, già gravato di investimen­ti, devi spendere ancora per rimanere al vertice. Devi cioè acquisire quella continuità nell’alto livello che non hai saputo o voluto assicurart­i nell’estate del 2023. Ci vorrebbe un altro nome-chiave per la guida tecnica e altri soldi. Anche se, certo, a quel punto ne arriverebb­ero da piazzament­o champions ed altre fonti collateral­i. Ma è come guidare sempre a 200 all’ora e sperare di non trovare ostacoli. In altri termini: se parti con Conte, hai imboccato un’autostrada dai pedaggi carissimi. E per rimanerci, che il tecnico accetti o meno anche per un secondo anno, bisognerà reggere il livello delle spese. Significa cambiare i principi base sui quali il Napoli ha prosperato dal 2004. Ora voi ce lo vedete De Laurentiis comportars­i come non si è mai comportato? Cioè: spendere e ubbidir tacendo, non sfasciare tutto alle prime difficoltà per tornare alla dimensione della bottega familiare? E soprattutt­o accettare un salto dimensiona­le che comportere­bbe, oltre agli investimen­ti per gli acquisti, anche una crescita inevitabil­e del monte salari? Tutto questo avverrebbe poi nell’anno nel quale bisogna trovare la soluzione al problema centro allenament­i. Voi ce le vedete tutte queste cose? Noi no. E soprattutt­o ci frega la vecchiaia: si muove come un fantasma nei nostri ricordi il Napoli degli anni di Diego. Il salto fu fatto, si volò per sette anni, fra gioia e follie ma senza un vero modello di business. Poi la cera nelle ali di Icaro si è sciolta. E ci sono voluti quindici anni per riveder le stelle.

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