Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ripley, il giallo della Stazione
pley (che ha poi dato vita a una serie di libri della Highsmith) è un giovane spiantato che vive nella New York degli anni ’50 arrabattandosi con piccole truffe bancarie e che per un caso fortuito viene incaricato da un ricco armatore di Long Island di andare a recuperare suo figlio Dickie, spiaggiato da qualche anno, quasi letteralmente, in un paesino a sud di Napoli. Il contesto insomma è quello dell’Italia del Dopoguerra, di un sud ancora arretrato e arcadico, e del ricco americano animato dalla voglia di non fare niente unita al fascino per l’esotico, in un’atmosfera che può ricordare la seconda stagione di White Lotus, per citare una serie recente, anche se poi, com’è nello stile di Highsmith, questo è solo lo sfon
mentre il film di Minghella la collocava nel 1958 (altra difformità che può alimentare la nostra sete di localismo è che nella miniserie il paese dove vive Dickie, il giovane rampollo sfaccendato, è Strani, mentre nel libro era l’immaginaria Mongibello, riutilizzata anche nel film di Minghella, che però era girato tra Ischia e Procida).
Ambientato nel 1961, si diceva, ma più esattamente, per un flashback che riporta indietro l’azione, nella miniserie l’arrivo di Ripley alla stazione di Napoli deve essere fatto risalire a «sei mesi prima» di quel generico 1961. Direte: e che ci importa della data esatta? Un po’ importa, relativamente sia chiaro. In un video d’epoca che si trova facilmente su YouTube, una cosa a metà tra cine giornale da Istituto Luce e pubblicità
Le «incongruenze» della serie Netflix nelle scene girate in piazza Garibaldi Più facile ricostruire la vecchia struttura e non la nuova
di Trenitalia, si scopre che la nuova stazione di Napoli venne inaugurata nel 1960, in contemporanea con la demolizione della struttura precedente (di cui però restano ancora oggi i binari sotterranei di piazza Garibaldi). E se sono sei mesi prima del 1961, difficilmente l’arrivo di Ripley può essere avvenuto prima della demolizione della vecchia stazione. Questo è chiaramente il ragionamento di un fanatico (io), ma sarebbe davvero interessante (almeno per me), conoscere i ragionamenti che sono stati fatti dalla produzione della miniserie in proposito. Hanno trovato una foto su internet e gli è semplicemente piaciuta la stazione senza farsi troppi problemi? È più facile ricostruire una cosa antica di una cosa moderna? Una vecchia stazione con due binari e una galleria a vetro fa molto più Italia vecchio stile di una stazione quasi avveniristica per l’epoca? Tutte domande che chiaramente rimarranno senza risposta.