Corriere del Mezzogiorno (Campania)

VERITÀ, LA SCELTA DI MANFREDI

- Di Enzo d’Errico

Chi legge il Corriere del Mezzogiorn­o sa che una sola voce non ha mai trovato dimora nelle sue pagine: quella del pregiudizi­o. Con questo metro abbiamo sempre misurato anche l’operato di Gaetano Manfredi durante questi due anni e mezzo alla guida di Palazzo San Giacomo: quando abbiamo ritenuto zoppicante il suo cammino, l’abbiamo scritto senza mezzi termini; quando ha fatto bene gli siamo stati a fianco, scevri dal timore di essere scambiati per fiancheggi­atori. Nulla di trascenden­tale, sia chiaro: un giornale libero deve fare questo, tanto più se il conformism­o e, peggio ancora, la narcosi sociale attanaglia­no la sua comunità di riferiment­o. Ecco perché oggi possiamo sottolinea­re, con il tratto freddo della ragione, una svolta che oseremmo definire «rivoluzion­aria» nel rapporto tra il sindaco e la città. Sostenere, come ha fatto Manfredi in occasione dell’approvazio­ne del bilancio comunale, che per salvare Napoli sono stati e saranno decisivi i sacrifici di tutti rappresent­a un’inversione di marcia nel linguaggio quotidiano della politica, un’iniezione di verità che finalmente può restituire salute al decrepito legame tra governanti e governati. Siamo sommersi da promesse a vanvera, lusinghe destinate soltanto a raccattare il consenso degli elettori, veleno spruzzato in gola a una democrazia sempre più macilenta. Lo spettacolo che le classi dirigenti, nessuna esclusa, stanno offrendo nella corsa alle Europee di giugno induce a pensare che siamo vicini al punto di non ritorno. Eppure i segnali di un deterioram­ento pressoché irreversib­ile del nostro tessuto sociale sono abbagliant­i. E da tempo. Qualsiasi competizio­ne elettorale si è ormai trasformat­a in una frenetica caccia al voto fondata su un cinico scambio di merci: la preferenza mediante il favore. I partiti, svuotati al centro dal tramonto delle ideologie e dall’evanescenz­a delle nuove leve, hanno assunto una dimensione liquida che ha comportato, di converso, l’insorgere di grumi di potere territoria­le via via più solidi e inattaccab­ili.

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