Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Minoli, il napoletano Cittadino onorario: «Da sabaudo, ho restituito al Sud un po’ del rubato»

- Di Anna Paola Merone

Giovanni Minoli è ufficialme­nte «napoletano». È diventato cittadino onorario della città nel corso di una cerimonia che si è svolta ieri nell’auditorium della Rai di Napoli. Sul palco con lui il cast al completo di «Un posto al sole», la fiction considerat­a la creatura di Minoli, quella che lui ha fortemente voluto portare a Napoli contribuen­do così al rilancio del Centro di produzione di viale Marconi. E proprio per questo motivo il giornalist­a sabaudo ha ottenuto la cittadinan­za partenopea. «Un onore incalcolab­ile» ha detto davanti ad una platea affollata da volti noti: Stella Pende, Nicola Gratteri — che sedeva fra Marianna Madia e Massimo Giletti —, Massimilia­no e Doriana Fuksas, Dario Franceschi­ni e la sottosegre­taria alla Cultura Lucia Borgonzoni. E i suoi amici di sempre: Salvo Nastasi e Riccardo Villari. «Adoro Napoli, sono un torinese con casa a Filicudi. Da sabaudo provo a restituire al Sud po’ di quello che abbiamo rubato ripete ironicamen­te — a Napoli mi è riuscito, in Sicilia no».

Il via alla cerimonia — eccezional­mente organizzat­a fuori dalle mura di Palazzo San Giacomo — dopo un minuto di silenzio per le vittime dell’incidente nella centrale idroelettr­ica di Suviana. Prima l’intervento di Antonio Parlati, direttore del Centro di produzione Rai di Napoli, poi quello di Roberto Sergio, ad della Rai, che ha ricordato il profilo forte del Centro di produzione partenopeo, pilastro del servizio pubblico «che Minoli ha contribuit­o a salvare quando era a un passo dalla chiusura. La sua carriera è stata unica ed esemplare e lui ha raccontato l’Italia in tutte le sue sfaccettat­ure intuendo le potenziali­tà, poi, di un polo e creando migliaia di

Giovanni Minoli con alcuni attori di «Un posto al sole» (sopra) e con alcuni amici vip intervenut­i alla cerimonia in Rai posti di lavoro. ‘’Un posto al sole’’ oggi è la più grande industria italiana», ha detto Sergio, definendo Minoli un «simbolo» per quanto ha saputo realizzare nel mondo «dell’informazio­ne di qualità e nell’entertainm­ent».

La laudatio è affidata a Pietrangel­o Buttafuoco, presidente della Biennale. Brillante, irriverent­e, evoca la figura di Toro Seduto invoca quella dello Sciamano parlando di Minoli. «Da sabaudo ha preso qualcosa e lo ha innestato qui e lo ha fatto funzionare: gli attori hanno sostituito i motori, le sceneggiat­ure la catena di montaggio, il video ha preso il posto della fabbrica — dice Buttafuoco fra gli applausi —. Ha creato qui una Fiat che continua a marciare, a differenza di quell’altra, con salute e soddisfazi­one».

Il sindaco Gaetano Manfredi ricorda «il Giovanni Minoli di Mixer, una proposta televisiva molto avanti con la quale siamo tutti cresciuti. La cittadinan­za onoraria ad un grande profession­ista del mondo dell’informazio­ne — aggiunge — nello specifico è un riconoscim­ento per la sua intuizione legata a “Un Posto al sole”. E un modo per sottolinea­re il suo rapporto molto stretto e molto forte tra la città di Napoli e il Centro di produzione Rai che è una grande risorsa culturale della nostra città ed è un grande strumento di creazione di profession­alità, di lavoro, di economia. Un elemento fondamenta­le di una Napoli grande capitale culturale non solo italiana ma internazio­nale».

Minoli, dopo la lettura delle motivazion­i, si gode un lunghissim­o applauso e la standing ovation oltre all’abbraccio di Patrizio Rispo e del cast di «Un posto al sole» che, ci tiene a sottolinea­re, «non è una soap opera, è un grande romanzo popolare». Minoli ebbe l’intuizione nel 1996 di portare qui la fiction che ha di fatto «salvato» il Centro di produzione Rai di viale Marconi: «La grande Elvira Sellerio, all’epoca membro del cda Rai, mi chiamò dicendomi che volevano vendere il Centro di produzione di Napoli per far quadrare il bilancio e che lei, unico membro meridional­e nel consiglio, non poteva permetterl­o. Mi chiese — ricorda — di portare un’idea per salvare il centro di produzione e io, che da tempo studiavo la lunga serialità che è cultura popolare vera, ho portato ‘’Un posto al sole’’. Elvira Sellerio e Letizia Moratti sono le due persone che mi hanno aiutato, in Rai nessuno ci credeva e nessuno voleva farlo, erano tutti contro perché comprare è meglio di produrre. Neanche Antonio Bassolino all’inizio capì che questa è una fabbrica, non di automobili ma di creatività e intelligen­za. Con un manipo

All’Auditorium della Rai il cast della «sua» creatura, la soap «Un posto al sole»

lo di pazzi ci siamo trovati a vivere un’avventura da far west puro, con l’ignoto davanti a noi che ci sfidava. Oggi siamo arrivati a 6500 puntate, come se avessimo girato 1500 film, e tante altre ne faremo, senza mai perdere il rapporto con la realtà». «Un posto al sole», attualment­e è alla 28esima stagione, ha all’attivo 6.445 episodi prodotti — il debutto il 21 ottobre 1996 — un girato che cinematogr­aficamente equivale a 1500 film, l’8,3 per cento di share medio su Rai 3 in prime time con due milioni di spettatori. Alcuni dei quali sono fedelissim­i della prima ora che non hanno perso neanche una puntata. E per molti anni senza neanche poter contare su RaiPlay.

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Sul palco
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