Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tottoli (L’Orientale): «Io non mi sono dimesso» «Si sono espressi gli organi accademici, è importante la mobilità degli allievi»
«Chiesero anche a me di uscire da Med-Or, ma sono rimasto». Roberto Tottoli, rettore dell’ateneo l’Orientale e docente di Islamistica, non condivide la scelta di Matteo Lorito, che ieri ha annunciato agli studenti in assemblea che andrà via dal consiglio scientifico della Fondazione legata all’industria di armi Leonardo.
Non le pesa rimanere in una Fondazione dietro la quale c’è chi finanzia la guerra di Israele a Gaza?
«Leonardo, che non coincide con Med-Or, pur essendo ad essa legata, vende armi in tutto il mondo, non solo ad Israele. Le vende anche ai Paesi arabi. Non è certo la sola, peraltro. Sulla questione di andare via dalla Fondazione – aggiungo - si sono espressi anche gli organi accademici dell’ateneo a suo tempo».
Cosa hanno deciso?
«Di rimanere. Non è stata una mia scelta individuale, in sostanza».
Il fatto che Leonardo venda armi a tutti è una ragione sufficiente per rimanere nella Fondazione ad essa legata, anche in questa fase drammatica della vicenda palestinese?
«Si decise che fosse molto positivo che arrivasse il contributo per la mobilità studentesca, che avrebbe consentito ai nostri studenti di andare in Vietnam ed in Indonesia ed a quelli di quei Paesi di venire a studiare presso di noi. Ci sembrava un buon uso di risorse. Aggiungo che pensare di disarmare Israele, un Paese circondato da nemici che dal 1948 vogliono cancellarlo, mi pare opinabile, pur nella gravità e nella drammaticità della situazione attuale a Gaza».
Non sarebbe giusto almeno interrompere gli scambi e le collaborazioni con gli atenei israeliani in questo momento?
«No. Il mondo non si divide in bianco e nero e noi abbiamo tanti altri scambi con aree geopolitiche non sempre facili. Penso alla Turchia, all’Iran, al sud Sudan. Potrei continuare con diversi altri esempi. Se dovessimo limitarci ad avere rapporti con le università che stanno in aree geografiche prive di criticità non andremmo purtroppo oltre il Mediterraneo e forse non arriveremmo neanche lì. Peraltro nelle Università ci sono sensibilità e persone che non di rado sono critiche verso le politiche del Paese dove vivono».
L’Università Orientale si è candidata al bando Maeci, altro pomo della discordia, che prevede intese ed accordi di ricerca con Isreale?
«No. Non perché non volessimo o perché abbiamo ceduto alle pressioni degli studenti che occuparono il rettorato alcuni mesi fa. Siamo un ateneo umanistico e non c’erano ambiti di nostro interesse».