Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MOSTO SACRO Sulla vetta del Taburno sgorga il Sauvignon blanc
Sorsi & risorsi
Probabilmente si tratta della vigna più alta della Campania. Si trova infatti a 920 metri di quota sul massiccio del Taburno. È la testimonianza più eclatante della concezione estrema di viticoltura portata avanti con coraggio e determinazione dalla Masseria Frattasi di Bonea. Che alla difesa tenace del classico patrimonio ampelografico dell’area, rappresentato dalle storiche piante di falanghina, aglianico e barbera, affianca sperimentazioni con vitigni internazionali come lo chardonnay e, in questo caso, il sauvignon blanc, allevato su terreno pietroso di suoli vulcanici. Naturalmente si tratta di una produzione molto limitata che non intacca la vocazione e l’identità fortemente territoriale dell’azienda vitivinicola immaginata e costruita con passione contagiosa da Pasquale Clemente e condotta ora con pieno supporto dei suoi due figli maschi Beniamino e Riccardo. Le condizioni estreme della vigna si traducono in rese estremamente basse. Da un ettaro si ottengono infatti circa 3 mila bottiglie. E ora, prima di passare alla descrizione del vino, devo invitarvi a dimenticare le memorabili, inarrivabili, espressioni dei bianchi della Loira. E a disporvi ad apprezzare l’originalità di questa bottiglia che, da un lato resta fedele ai caratteri varietali, dall’altro, interpreta lo spirito del luogo. Innanzitutto l’aspetto esteriore: non è paglierino scarico, è color carta, quasi incolore dunque. Tutt’altro che inodore invece. Anzi. il vino sprigiona sentori molto freschi di finocchietto selvatico, di foglia di pomodoro, di mentuccia, di agrumi, in particolare di pompelmo. Ha un corpo atletico e propone il giusto equilibrio tra la morbidezza e l’acidità. Una nota leggermente sapida arricchisce il sorso, che ha una proiezione soddisfacente. Lo considero adeguato ad accompagnare degnamente una ricca insalata di mare, il filetto di merluzzo gratinato agli agrumi, i latticini freschi.