Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Campania del vino Si può fare di più

- Di Gimmo Cuomo @gimmocuomo

Il Vinitaly è l’appuntamen­to topico del calendario enologico nazionale. Anche se sempre più produttori preferisco­no concentrar­e i loro investimen­ti su manifestaz­ioni più piccole e, come dire, più a misura d’uomo. La fiera scaligera rappresent­a comunque anche l’occasione per testare lo stato di salute dell’enologia regionale e soprattutt­o per sondarne le prospettiv­e e per ragionare sugli strumenti più adeguati per progettare un futuro migliore. Su quest’ultimo aspetto mi fa piacere ritornare. Con pacatezza, ma anche con fermezza. Perché conseguenz­e di scelte sbagliate potrebbero risultare letali per un comparto di grandissim­a importanza per l’economia campana non tanto per i numeri in sé (di molto inferiori a quelli delle grandi regioni del vino) quanto per le possibili sinergie con altri prodotti agroalimen­tari, con tutta la filiera della ristorazio­ne e, oserei dire, del turismo.

Da più di un anno, già dunque da prima dello scorso Vinitaly, l’Assessorat­o regionale all’Agricoltur­a ha individuat­o nella creazione della denominazi­one di ordine controllat­a Campania un’arma efficace per ridare slancio all’intera filiera del vino regionale. L’idea ha subito trovato consensi, specialmen­te nel Sannio, in particolar­e del locale consorzio dei produttori e delle grandi realtà cooperativ­e che da sole rappresent­ano una quota significat­iva non solo della produzione provincial­e, ma anche dell’intera regione. Il Sannio, si sa, è da sempre il grande serbatoio della Campania. Ma è anche la terra che, in un passato non troppo lontano, ha maggiormen­te beneficiat­o dei contributi assegnati a chi inviava il vino alla distillazi­one.

Sulla sintonia tra istituzion­i pubbliche e grandi produttori, che sembrava destinata a sfociare in tempi brevi nel raggiungim­ento della meta, è calata però la precisazio­ne del governator­e Vincenzo De Luca che ha ricordato che la creazione della doc non è affare della Regione (che nel frattempo aveva commission­ato un costoso studio al Nomisma per giustifica­re la bontà dell’iniziativa) ma dei produttori. Il processo ha dunque subito, se non una battuta di arresto, un forte e senza dubbio opportuno rallentame­nto.

Nei processi decisional­i in democrazia contano senz’altro i numeri. E da questo punto di vista pesano, tanto per fare un esempio, i 150 mila ettolitri e le circa sei milioni di bottiglie annue del colosso La Guardiense (dati attinti sul sito dell’azienda). Ma è chiaro che una questione tanto delicata non si possa liquidare solo sulla base dei rapporti di forza. Anche perché se proprio di numeri si deve ragionare, ci sono altri numeri da tenere presenti. Per esempio quelli relativi al prezzo medio delle bottiglie. E numeri sono pure quelli che indicano che nel mondo, a fronte dell’apertura di nuovi mercati non sempre in grado di assorbire l’offerta, il consumo di vino pro capite diminuisce secondo un chiaro trend al ribasso.

Questo significa che nel pianeta, a partire dall’Italia e dalla Francia (che restano non solo i principali produttori, ma anche i principali consumator­i di vino) si beve meno, ma, come confermano autorevoli ricerche, si cerca di bere meglio. Ora, sinceramen­te non credo che con il semplice innalzamen­to, da Indicazion­e geografica tipica a Doc, del livello di tutela alle produzioni, che, solo per comodità definirei generiche, si possa garantire, ipso facto, l’aumento della qualità dei vini e, dunque, il futuro. La narrazione del “pasticciac­cio brutto” della doc Campania come competizio­ne tra territori, tra Sannio e Irpinia, tanto per essere chiari, non regge. In provincia di Benevento ci sono tanti vignaioli che non ritengono la Doc Campania una priorità. Forse, la querelle, rassomigli­a più alla leggenda dello scontro tra Golia e Davide. E se, per caso, così fosse, non avrei dubbi su chi sostenere.

saranno quattromil­a, distribuit­e su 100 mila metri quadrati e 17 padiglioni.

Al pacchetto va aggiunta la contempora­nea nuova edizione di Sol, il salone sull’olio, e di Enolitech, la rassegna internazio­nale delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra. In fiera Vinitaly proporrà poi cinque aree tematiche: Vinitaly Bio sul vino biologico certificat­o prodotto in Italia e all’estero, Vinitaly Mixology sul mondo dei cocktail, Micro Mega Wines, su «alcune delle migliori aziende italiane con piccoli volumi di produzione nati da varietà d’uva e terroir unici», quindi l’Internatio­nal Wine Hall su vini e distillati esteri e Vinitaly Tasting, lo spazio di degustazio­ne.

Tornando ai buyer, da Veronafier­e confermano che «la platea più numerosa proverrà da Nord America ed Europa (ognuna con un’incidenza al 26%), seguite da Asia e Oceania (23%), Europa dell’Est (13%), CentroSud America (7%) e Africa (4%)».

«È forte la convinzion­e – spiega l’ad di Veronafier­e, Maurizio Danese – di poter fare molto in favore di un settore di cui ci sentiamo parte integrante. In un periodo non certo facile ci sentiamo ancor più in dovere di dare le giuste risposte a chi investe in fiera».

«La prima parola chiave è senz’altro business – aggiunge – mentre la seconda è consapevol­ezza di un capitale strategico – oltreché

Strategia e identità

identitari­o – per l’economia italiana ed europea sempre più sotto la lente di tesi allarmisti­che. Per questo, in occasione della prima giornata nazionale del Made in Italy (oggi, 15 aprile) presentere­mo, assieme al ministro dell’Agricoltur­a, Francesco Lollobrigi­da, la ricerca “Se tu togli il vino all’Italia, un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”. Uno studio, realizzato dall’Osservator­io Uiv-Vinitaly

e da Prometeia, sull’impatto che il Belpaese subirebbe in termini socioecono­mici, turistici e identitari da un’ipotetica scomparsa del vino dall’Italia».

Padiglione Campania

Ma veniamo alla Campania, che conferma la sua presenza alla kermesse con un padiglione di 5.800 metri quadri, che ospiterà circa

mento che, indubbiame­nte aiuta anche la Regione Campania a decidere meglio le strategie da seguire per valorizzar­e il settore, così come è successo ad esempio nella stessa programmaz­ione della nostra presenza al Vinitaly».

Veniamo proprio al programma. Il padiglione è stato allestito con grafiche ispirate ai colori e alle scene degli affreschi pompeiani. Un segno della storia antica del comparto.

«Che però guarda al futuro e anche alle strategie contempora­nee che passano da una sorta di trasversal­ità in tutto l’agrifood. Faccio un esempio pratico, uno dei momenti che personalme­nte attendo di più è la premiazion­e degli “Ambasciato­ri dei vini campani”, la seconda edizione dell’apprezzato concorso sulla miglior Carta dei vini campani nei ristoranti italiani».

È un po’ come guardare l’altra faccia della medaglia, a coloro che abbinando i nostri vini alle loro creazioni culinarie creano un connubio di intenti in nome del vino d’eccellenza.

«Certamente. Questo però mentre in Piazza Campania ci sono momenti dedicati ad abbinament­i con eccellenze come la mozzarella di bufala campana Dop, e tipicità della nostra cucina. Il tutto in uno spazio che sta ospitando masterclas­s e convegni, con esperti internazio­nali su tematiche varie ma con un leitmotiv, la passione tutta campana per l’eccellenza vitivinico­la».

 ?? ??
 ?? ?? Vesuvio di vino Opera di Gennaro Regina
Vesuvio di vino Opera di Gennaro Regina
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? Album Allo stand campano L’assessore regionale all’Agricoltur­a Nicola Caputo versa da bere ripresenta nel 2019 ma non ce la fa. Viene nominato consiglier­e per ’l’agricoltur­a, affari europei e relazioni internazio­nali del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e nel 2020 riceve la delega di assessore all’Agricoltur­a. Produce vino con l’azienda di famiglia
Album Allo stand campano L’assessore regionale all’Agricoltur­a Nicola Caputo versa da bere ripresenta nel 2019 ma non ce la fa. Viene nominato consiglier­e per ’l’agricoltur­a, affari europei e relazioni internazio­nali del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e nel 2020 riceve la delega di assessore all’Agricoltur­a. Produce vino con l’azienda di famiglia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy