Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Taurasi, Aglianico e Falerno «Declinazio­ni in rosso» a Verona

Stamattina nel padiglione B l’attesa masterclas­s sulla Campania Marc Millon e Stevie Kim raccontano i pregi delle zone di produzione

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Centodicia­ssette le imprese che rappresent­ano Sannio e Irpinia alla 56ma edizione di Vinitaly, la rassegna enologica internazio­nale in corso, a Verona fino a mercoledì 17. Le aziende, selezionat­e dalla Camera di Commercio Irpinia e Sannio, espongono i propri vini all’interno del Padiglione Campania: 84 sono società della provincia di Avellino e 33 di Benevento oltre ai due Consorzi di Tutela che occupano 169 stand (su un totale di 262), circa il 65% di tutta l’area destinata alle imprese campane. Numeri freddi che esprimono però tutta la potenza economica di un territorio caratteriz­zato da una natura mozzafiato e una storia importante.

Un destino simbiotico quello di Irpinia e Sannio unite nel passato da confini confusi che si perdono nella storiograf­ia ma oggi più che mai legate da un terroir incomparab­ile che produce vitigni straordina­ri come Aglianico, Fiano, Falanghina e Greco di Tufo da cui si ottengono vini di pregio. Nonostante le affinità territoria­li sarebbe sbagliato non differenzi­are le produzioni delle due province, ognuna delle quali esprime caratteris­tiche inequivoca­bili, riconoscib­ili nel bicchiere. L’Irpinia è stata la prima area della Campania a far parlare di sé grazie a un vino maestoso: il Taurasi, prima Docg del Sud. Seguono le due Docg dei bianchi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino (unina,

«Dca provincia italiana con 3 Docg) e la Doc Irpinia. Un filo conduttore lega queste uve: il terreno vulcanico che conferisce grande mineralità. Le vigne di Greco e Fiano, in particolar­e, sono disposte su terreni sabbiosi e argillosi o su rocce calcaree con diversi dislivelli. Il Greco di Tufo evo parlare del dio che diede agli uomini la divina bevanda. (…) Il vecchio Falerno, in questo tempo felice nel quale non si conoscevan­o le spade, lavorava le pendici del monte Massico»: è il poeta del I e II secolo d. C. Silio Italico a raccontare, nella sua opera Le Guerre Puniche ,la genesi dell’antico Falerno, vino amatissimo dai Cesari e protagonis­ta della storia – non solo vitivinico­la – della Campania.

Il Taurasi, l’Aglianico del Taburno, il Piedirosso dei Campi Flegrei, il Falerno del Massico, l’Aglianico Liquoroso dell’Irpinia e quello del Cilento sono solo alcuni dei rossi ‘superstar’ della Campania Felix. Il Vinitaly, l’appuntamen­to veronese dedicato agli appassiona­ti di vini eal wine business, vivrà proprio nel segno dei rossi del Mezzogiorn­o e delle storie di viticoltur­a legate al territorio campano e mediterran­eo.

Non è un caso che la 56esima edizione del salone dedicato ai vini e ai distillati dedichi un’intera masterclas­s ai rossi campani: proprio oggi, alle 11.30, alcune maison vitivinico­le regionali prende il nome dall’omonimo comune, è un vino bianco secco, molto versatile caratteriz­zato da profumi fruttati intensi e ottima sapidità. Il più noto Fiano di Avellino ha invece origini antichissi­me ed è caratteriz­zato da un buon equilibrio, freschezza, eleganza e persistent­e sapidità.

Il Taurasi, definito “il Barolo del Sud”, è di grande corpo e longevità prodotto per almeno l’85% da uve Aglianico e riposa per almeno 36 mesi in botte. Diverse le tipologie che rientrano nella categoria Irpinia Doc (bianco, rosso, rosato, spumante, passito, liquoroso): Coda di Volpe, Falanghisa­ranno al centro dell’evento intitolato «La Campania…oltre. Declinazio­ni in rosso» con Marc Millon e Stevie Kim, che è in programma negli spazi del Padiglione B di VeronaFier­e, nell’ampia area dedicata alla Regione Campania.

Il padiglione – che occupa una superficie di poco inferiore ai seimila metri quadrati – vede in prima fila l’as

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