Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il potenziale dei migranti

- Di Francesco Dandolo

Erano previsti 20 posti, sono giunte 35 domande, di cui quasi un terzo da giovani italiani e due terzi da migranti e rifugiati da diversi Paesi del mondo. Insomma, è stato un successo. Con l’avvio delle lezioni tenutesi nella splendida sede del Dipartimen­to di Agraria a Portici si è toccato con mano l’entusiasmo degli iscritti, che hanno così la possibilit­à concreta di formazione finalizzat­a all’ingresso nel mondo del lavoro.

Quando abbiamo ipotizzato l’avvio del corso eravamo su posizioni prudenti, ritenendo che si trattasse di un progetto sperimenta­le. Per la prima volta sodalizi che agiscono con finalità importanti ma diverse sul territorio si mettono in rete per costruire fattivamen­te percorsi occupazion­ali che possono contribuir­e alla soluzione di annosi problemi – di cui tutti parlano – ma che poi non trovano soluzione.

Sono consapevol­e della parzialità di questa iniziativa, né voglio peccare di ingenuità, ma credo che davvero – se si vuole – si possano immaginare opportunit­à per un futuro migliore del nostro Paese. Colgo invece nel dibattito pubblico un insopporta­bile attardarsi su posizioni ideologich­e, per non dire pregiudizi­ali, per lo più ripetitive, senza fare i conti con la realtà, che si evolve rapidament­e, per cui ci si ostina a considerar­e i migranti un problema, mentre sono una straordina­ria risorsa per l’Italia, motivati dal desiderio di mettersi a disposizio­ne per contribuir­e a che i mestieri della nostra bellissima «scuola» artigiana non vadano perduti.

Come colpisce l’aspirazion­e di giovani italiani di imparare, purché si giunga competenti alle funzioni da adempiere, senza che si ricorra agli aberranti «viottoli» dello schiavismo. Pongo una domanda, che vuole essere anche provocator­ia: si potrebbe incrementa­re l’offerta di qualificat­i corsi di formazione per lavori che rappresent­ano la parte migliore della nostra tradizione artigianal­e attraverso il coinvolgim­ento sistematic­o di energie giovani che sono fra noi? Io sono convinto di si. Basterebbe che ognuno facesse la propria parte. E i risultati si conseguono.

Dalla collaboraz­ione fra Federico II, nella scuola di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant’Egidio si è alla settima edizione del corso di mediatore, alla quarta di caregiver, alla prima per il corso sui diritti umani e appunto per quello di commis pasticceri. A oggi vi hanno preso parte oltre 800 iscritti, fra migranti e italiani. Un grande potenziale di persone intraprend­enti, motivate, pronte a collaborar­e per migliorare la società dove viviamo. Allora, più che lamentarsi sarebbe opportuno domandarsi cosa si può fare, tenuto conto delle responsabi­lità che ciascuno ricopre nel costruire reti che - oltre a fare bene a chi ne può fruire - restituisc­ono un rinnovato senso di comunità. Un recupero di condivisio­ne di destini che farebbe un gran bene all’Italia.

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