Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lino Musella, «party» forte per il Pinter più politico

- Di Stefano de Stefano

Nell’occasione meno erede di Beckett e più fedele alla risoluta lucidità della sua visione politica, il Pinter scelto da Lino Musella (foto Nocera) per il suo «Pinter party», è quello che forse sorprende di più. E non certo per la chiarezza della proposta drammaturg­ica, al San Ferdinando fino al 21, quanto per la distanza messa fra la sua scrittura e quel non-sense, spesso criptico, che lo ha reso erede del Teatro dell’Assurdo. L’attore e regista napoletano ha scelto infatti tre testi brevi «Il bicchiere della staffa», «Il linguaggio della montagna» e «Party Time» -, in cui l’autore inglese non usa escamotage simbolici per esporre con chiarezza il suo punto di vista pacifista e anticapita­lista. Nel primo ci mostra il cinico interrogat­orio che un aguzzino del regime militare argentino opera nei confronti di un prigionier­o, arrestato con moglie e figlio, con tutti gli immaginabi­li ricatti psicologic­i operati nei suoi confronti. Nel secondo il riferiment­o è alla sola amicizia, quella delle montagne, che può vantare il vessato popolo Curdo, con filmati originali girati fra soldati, uomini e donne, a difesa della propria identità. Infine il «Party» del titolo, che Musella immagina come una reiterata giostra delle vacuità, con i festeggian­ti travestiti da supereroi senza qualità, specchio di una società angloameri­cana dedita solo all’immagine e al consumo. Inserti forti, che però vengono «incollati» fra loro dalla denuncia più dura: il “j’accuse” terribile e profetico del discorso di Pinter alla consegna del Nobel del 2005. Un percorso a tappe quindi, che esalta la prova di tutti gli attori: Paolo Mazzarelli, Betti Pedrazzi, Totò Onnis, Eva Cambiale, Gennaro Di Biase, Dario Iubatti, Ivana Maione, Dalal Suleiman e lo stesso Musella.

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