Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tutto quello di cui si ha bisogno (è amore)
E potrei arrivare anche a proporre «se incontri il tuo Buddha per strada uccidilo, Lia», usando il titolo di quel saggio che cito sempre senza aver mai letto. Oppure potrei improvvisamente aprirle il mio cuore per una sincera confessione, accennando al numero interminabile di ore che da sempre ho perso davanti alla tv invece di approfondire i classici. Shakespeare o i Beatles, ad esempio, due di quelli che a volte ti salvano la vita.
Ma ogni alternativa è priva di senso a due minuti dall’ intervallo e così raccolgo i fogli, infilo il portatile nella sua custodia nera ed esco lentamente dalla classe. Lia Stasi esce con me. Nei corridoi è tutto un vociare ma subito incontro due di una quinta dell’anno scorso venuti a salutare i loro prof, una specie di Gatto e Volpe con cui eravamo soliti avere brevi ma intense discussioni scientifiche nei corridoi. Con loro in medias res ci si entra subito. «Ritorno di Champions mercoledì 17 aprile», attacca il Gatto, «Manchester City-Real Madrid… qualche idea, prof?». «All’andata partita scintillante ma difese poco organizzate, per il ritorno prevedo difese abbottonate e pochi gol… under direi», specifico nel gergo di noi addetti ai lavori. La Volpe sibila un lusinghiero commento, si lanciano uno sguardo d’intesa ed esclamano all’unisono: «Over allora!». Poi filano via, non senza avermi ringraziato. Mi giro e incrocio la faccia perplessa di Lia. Prima che possa dire una sola parola le faccio: «Beh, non è che sono mai stati miei studenti. E comunque per loro sono un punto di riferimento!». Poi mi sposto accanto a un grande finestrone che dà sul cortile. Lei mi segue.
«Non te lo fai l’intervallo, Lia?». «In classe non mi va di starci, non ho nessuno con cui parlare e tutta questa folla nei corridoi mi dà fastidio. Ho qualcosa di strano, lo so… Posso stare con lei, prof?». In effetti c’è chiasso e ressa, sto per dirle. Invece mi scappa tutt’altro: «E va bene, vuoi sapere una cosa che so davvero?». Sgrana gli occhi. In che pasticcio mi sono cacciato, penso. E però, senza fare una piega, manco fossi il suo compagno di banco, attacco a canticchiare proprio i Beatles: «All you need is love, ta-ta-ra-tatà/ All you need is love, ta-ta-rata-tà… Love is all you need…». Il vociare attorno a noi sembra arrestarsi. Ci sta pensando. Attimo di sospensione e poi finalmente a Lia Stasi viene da ridere. E ridendo mi fa un cenno di saluto e se ne torna in classe.
«È una favola che l’amore sia tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma nel chiasso di un intervallo, con tutta quella folla, non è che potevo fare chissà cosa», mi dirò più tardi, cercando le parole per raccontarla a Chiara, questa storia qui.