Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il teste: è lui il killer di Francesco Pio Poi gli imputati irridono la vittima

L’amico del pizzaiolo ucciso punta il dito. Svolta nel processo di primo grado

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NAPOLI La pistola fumante. È quella che Francesco Pio Valda stava ancora impugnando quando il suo sguardo, per una frazione di secondo, ha incrociato quello di uno degli amici di Francesco Pio Maimone, il 18enne ucciso da una pallottola vagante a Mergellina la notte del 20 marzo 2023.

Il giovanissi­mo pizzaiolo di Pianura era stato appena ferito, quando Carlo Chiaro, dopo aver «sentito all’improvviso una botta», ha messo a fuoco l’obiettivo e visto il volvittima: to del presunto killer, che a quel punto «ha alzato l’arma verso l’alto e ha sparato altre due o tre volte». Il processo di primo grado chiamato a far luce sul tragico assassinio del 18enne entra nella fase clou e ieri mattina in aula, dopo la precedente udienza all’insegna dei «non ricordo», finalmente uno dei testi della procura ha riconosciu­to l’imputato come l’autore della sparatoria.

Un colpo di scena tutt’altro che scontato, accolto con emozione dai parenti della «Carlo, con le sue parole, ci ha ridato la speranza che stavamo perdendo. Oggi possiamo ancora credere nella giustizia», commenta a caldo Emanuele Maimone, fratello di Francesco Pio. Se nell’udienza del 28 marzo a tenere banco era stato il clima di omertà, con la controvers­a deposizion­e di uno dei collaborat­ori dello “Chalet Agostino”, Giovanni Narcarlo, poi denunciato per falsa testimonia­nza e calunnia, ieri mattina le cose sono andate molto diversamen­te. A riavvolger­e il nastro di quella drammatica notte è stato soprattutt­o il ventenne Carlo Chiaro, amico fraterno di Francesco Pio Maimone, chiamato in aula come teste della pubblica accusa. Il giovane ha indicato Valda come il responsabi­le della sparatoria e ha ricordato gli ultimi istanti di vita dell’amico: «Stavo parlando con un amico e Pio si trovava alle mie spalle, sulla sinistra, quando all’improvviso ho sentito una botta. Ho cercato di mettere a fuoco e ho visto lui», ha affermato il super testimone, puntando sicuro il dito verso il monitor sul quale Valda era in videocolla­gamento dal carcere di Terni. Attimi di puro terrore, ancora oggi impressi più che mai nella mente di Chiaro: «Pio era terra, mi abbracciav­a, mi stringeva forte e mi chiamava per nome. Poi ha sbarrato gli occhi, ho visto il buco nel petto e ho capito la gravità della situazione».

Al banco dei testimoni è stato chiamato anche Agostino Ramaglia, titolare dello “Chalet Agostino”, il chiosco davanti al quale è scoppiata la

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Assassinat­o Francesco Pio Maimone In alto, lo chalet dove è avventa la sparatoria

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