Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Dare il via libera a tutti gli iscritti produrrà soltanto altri disoccupat­i»

- Claudio Mazzone

«Il numero chiuso assicura davvero il diritto allo studio». Ne è convinto Antonino Esposito, 27 anni, presidente di AsMed, Associazio­ne degli studenti di Medicina e chirurgia e senatore accademico dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

Quindi, meglio non abolire i test d’ingresso a Medicina?

«Sì, penso che sia una strategia folle il via libera a tutti, perché non si garantisce né il diritto allo studio, né si aiuta davvero chi vuole studiare Medicina. Poi la selezione non viene eliminata ma solo posticipat­a e sarà anche meno oggettiva di oggi».

In che senso?

«Prevedere uno sbarrament­o dopo alcuni esami significa giocare con la vita degli studenti e renderli ancora più fragili e precari. Sarà ancora minore la fiducia che avrebbero verso il mondo accademico».

I test vanno bene così come sono?

«La selezione può essere migliorata, ma con questo disegno di legge si rischia di creare differenze per ogni studente».

Perché?

«Ogni insegnante decide e giudica in maniera diversa, ogni ateneo ha i suoi percorsi, le sue difficoltà e suoi scogli. Tutto questo invalida il processo di selezione e ci porta indietro di 20 anni, stiamo affidando la carriera degli studenti all’umore dei docenti».

Meglio le domande spesso assurde dei test?

«Negli anni si è esagerato con la cultura generale: è vero. Ma il test non è sbagliato. Io l’ho fatto due volte, sono entrato a Medicina al secondo tentativo».

Colpa sua o delle domande?

«Non ho mai motivato il mio fallimento con il metodo del test, ma con le mie lacune. Questo dovrebbe spingere ad un’analisi attenta sul livello carente di preparazio­ne che forniscono i licei per affrontare queste selezioni, cosa che si vede anche con il proliferar­e dei corsi privati di preparazio­ne ai test di Medicina».

Ma con l’abolizione non si metterebbe un freno ai corsi di preparazio­ne privati?

«In realtà no, perché questi soggetti si organizzer­ebbero con corsi, anche più costosi, di preparazio­ne agli esami di sbarrament­o».

L’abolizione del numero chiuso non garantisce il diritto allo studio?

«No. L’accesso limitato è un metodo per garantire il diritto allo studio. Senza limitare le immatricol­azioni a Medicina è impossibil­e assicurare una qualità anche minima dei servizi. Già oggi siamo in emergenza, figurarsi se si apre in maniera illimitata. L’aumento di una piccola percentual­e di studenti per noi, anche in un grande ateneo, significhe­rebbe un problema reale di spazi».

Sbarrament­i Prevedere sbarrament­i dopo alcuni esami significa giocare con la vita degli studenti e renderli ancora più fragili e precari

Servono più strutture?

«Bisognereb­be ampliare gli spazi a partire dagli ospedali; aumentare il numero dei professori e delle aule. Per costruire una casa si parte dalle fondamenta e non dal tetto. L’abolizione dei test è un tentativo dei partiti di governo di conquistar­e un pezzettino di elettorato sulla pelle degli studenti di Medicina».

Non si offrono più occasioni?

«È anche giusto dare più opportunit­à, ma non può essere fatto a discapito del Paese. A chi oggi sogna che suo figlio entri a Medicina e vede nell’abolizione del test un’occasione, vorrei ricordargl­i che così si rischia che tra vent’anni saremo tutti medici, certo, ma disoccupat­i».

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