Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Dare il via libera a tutti gli iscritti produrrà soltanto altri disoccupati»
«Il numero chiuso assicura davvero il diritto allo studio». Ne è convinto Antonino Esposito, 27 anni, presidente di AsMed, Associazione degli studenti di Medicina e chirurgia e senatore accademico dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Quindi, meglio non abolire i test d’ingresso a Medicina?
«Sì, penso che sia una strategia folle il via libera a tutti, perché non si garantisce né il diritto allo studio, né si aiuta davvero chi vuole studiare Medicina. Poi la selezione non viene eliminata ma solo posticipata e sarà anche meno oggettiva di oggi».
In che senso?
«Prevedere uno sbarramento dopo alcuni esami significa giocare con la vita degli studenti e renderli ancora più fragili e precari. Sarà ancora minore la fiducia che avrebbero verso il mondo accademico».
I test vanno bene così come sono?
«La selezione può essere migliorata, ma con questo disegno di legge si rischia di creare differenze per ogni studente».
Perché?
«Ogni insegnante decide e giudica in maniera diversa, ogni ateneo ha i suoi percorsi, le sue difficoltà e suoi scogli. Tutto questo invalida il processo di selezione e ci porta indietro di 20 anni, stiamo affidando la carriera degli studenti all’umore dei docenti».
Meglio le domande spesso assurde dei test?
«Negli anni si è esagerato con la cultura generale: è vero. Ma il test non è sbagliato. Io l’ho fatto due volte, sono entrato a Medicina al secondo tentativo».
Colpa sua o delle domande?
«Non ho mai motivato il mio fallimento con il metodo del test, ma con le mie lacune. Questo dovrebbe spingere ad un’analisi attenta sul livello carente di preparazione che forniscono i licei per affrontare queste selezioni, cosa che si vede anche con il proliferare dei corsi privati di preparazione ai test di Medicina».
Ma con l’abolizione non si metterebbe un freno ai corsi di preparazione privati?
«In realtà no, perché questi soggetti si organizzerebbero con corsi, anche più costosi, di preparazione agli esami di sbarramento».
L’abolizione del numero chiuso non garantisce il diritto allo studio?
«No. L’accesso limitato è un metodo per garantire il diritto allo studio. Senza limitare le immatricolazioni a Medicina è impossibile assicurare una qualità anche minima dei servizi. Già oggi siamo in emergenza, figurarsi se si apre in maniera illimitata. L’aumento di una piccola percentuale di studenti per noi, anche in un grande ateneo, significherebbe un problema reale di spazi».
Sbarramenti Prevedere sbarramenti dopo alcuni esami significa giocare con la vita degli studenti e renderli ancora più fragili e precari
Servono più strutture?
«Bisognerebbe ampliare gli spazi a partire dagli ospedali; aumentare il numero dei professori e delle aule. Per costruire una casa si parte dalle fondamenta e non dal tetto. L’abolizione dei test è un tentativo dei partiti di governo di conquistare un pezzettino di elettorato sulla pelle degli studenti di Medicina».
Non si offrono più occasioni?
«È anche giusto dare più opportunità, ma non può essere fatto a discapito del Paese. A chi oggi sogna che suo figlio entri a Medicina e vede nell’abolizione del test un’occasione, vorrei ricordargli che così si rischia che tra vent’anni saremo tutti medici, certo, ma disoccupati».