Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Concerto all’alba sulla spiaggia, piace l’idea di Maselli
Il successo del prologo del Bari Piano Festival disegna un modello per il futuro
Quasi duemila persone hanno assistito all’alba di sabato sulla spiaggia di Torre Quetta al concerto di Emanuele Arciuli, pianista barese di rilievo internazionale. Un’esperienza collettiva fuori dall’ordinario resa possibile dall’idea di un assessore e dalla disponibilità di un artista. L’assessore è Silvio Maselli, che detiene la delega alla Cultura del Comune di Bari.
Erano in duemila all’alba di sabato sulla spiaggia di Torre Quetta ad ascoltare Emanuele Arciuli suonare il pianoforte. L’accesso era libero, ma certo la partecipazione è andata al di là di ogni aspettativa. Per chi c’era, ma anche per gli altri che l’hanno magari «consumata» dopo, rivedendo le immagini e riascoltando i suoni sui social, un’esperienza collettiva fuori dall’ordinario resa possibile dall’idea di un assessore e dalla disponibilità di un artista. L’assessore è Silvio Maselli, che detiene la delega alla Cultura del Comune di Bari; l’artista Emanuele Arciuli, appunto, musicista barese di fama internazionale, pianista capace di passare senza soluzione di continuità da Beethoven a Schönberg, dai contemporanei americani al jazz di Monk e Bill Evans. Tantissimi i compositori (italiani e americani, soprattutto) che hanno scritto apposta per lui, tanti i suoi exploit (la Scala, la Biennale Musica, ecc.).
Maselli ha avuto l’idea, dicevamo. Primo compito di un amministratore, infatti, non è come si pensa comunemente quello di dirigere il traffico (nello specifico, delle richieste e concessioni di contributi pubblici) ma appunto quello di avere una visione, di saper coordinare, stimolare, inventare. Maselli ha proposto ad Arciuli il concerto all’alba, e Arciuli ha accettato. Mettendoci poi del suo, a cominciare da una splendida scelta di brani. L’inizio affidato a un pezzo di John Cage, In a Landscape, che è il minimalismo prima del minimalismo: una sequenza di arpeggi che si ripetono liquidi nel vuoto, «In un paesaggio» appunto, pronti ad abitarlo e ad accoglierne gli altri suoni (ovvero, nella fattispecie, le onde del mare, il vento, ma anche i treni, le auto, i cani e i vari bip dei telefonini). Un piccolo incanto zen, ideale per salutare l’alba, arricchito nel prosieguo da alcuni brani di Philip Glass e John Adams (due giganti del minimalismo), dalle aforistiche Childrens’ Songs di Chick Corea, da alcune variazioni su ’Round Midnight di Monk.
Altro incanto, ovviamente, l’hanno aggiunto Torre Quetta con il fondale del mare e dell’alba, e il pubblico che circondava il pianoforte. Tutto questo era il prologo (e lo spot «virale») di un Bari Piano Festival che dovrebbe svolgersi l’estate prossima: la musica pianistica (perché Bari è una piccola capitale del pianoforte) di grande qualità, e con artisti di pari livello, invaderà la città e ne riconquisterà gli spazi, soprattutto quelli più inusuali. Un ottimo modo davvero di promuovere una «Bari civile», o meglio una diversa civiltà della vita urbana.