Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Gli omicidi, gli stupri e le domande senza senso

- di Giovanni Sasso

Ho visto il filmato della trasmissio­ne Chi l’ha visto, in cui l’inviata a casa dei genitori del presunto assassino di Noemi annuncia loro in diretta che la ragazza è morta e che il loro figlio ha confessato. Poi ho letto una delibera dell’Agcom del 2008 che dice che «la cronaca deve sempre rispettare i principi di tutela della dignità umana, evitando di trasformar­e il dolore privato in uno spettacolo pubblico e rifuggendo gli aspetti di spettacola­rizzazione». Poi ho pensato a quanti plotoni di giornalist­i ho visto puntare sulle facce smarrite di parenti di una vittima, telecamere, fari e microfoni, per riprendern­e, illuminarn­e, amplificar­ne il dolore. Poi ho pensato a quante volte, da quei microfoni, ho sentito venir fuori quella terrifican­te domanda: «Cosa prova in questo momento?». Poi ho pensato alle scrupolose, perverse ricostruzi­oni degli stupri e delle sevizie, ospitate in pompa magna nelle prime pagine dei giornali, nelle prime serate delle tv, nelle home page dei siti di informazio­ne. Poi ho pensato alle smorfie contrite, alle pose compassion­evoli, ai toni della voce finto empatici dei conduttori e delle conduttric­i degli interminab­ili confession­ali televisivi dei talk del pomeriggio. Poi ho pensato agli autori, ai direttori di rete, ai responsabi­li del marketing, che all’uscita dei dati dell’Auditel analizzano secondo per secondo le curve di share, rafforzand­osi ogni giorno di più nella loro tronfia convinzion­e che tra lacrime versate, punti di share e (dunque) pubblicità da vendere, ci sia una diretta proporzion­alità. E ho pensato che è tanto tempo che va così: quella delibera dell’Agcom, con il suo ingenuo slancio verso la tutela della dignità e il rispetto del dolore, viene violentata e massacrata quotidiana­mente. Al punto che, se fossi un giornalist­a, chiederei al suo estensore: «Cosa prova in questo momento?».

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