Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

TANTI CANDIDATI, TUTTI VINCITORI MA IL VERDETTO USCIRÀ DALLE URNE

- Di Giuseppe Galasso

Matteo Salvini è pronto a fare il premier e a governare l’Italia. Luigi Di Maio è pronto a fare il premier e a governare l’Italia. La destra intorno a Berlusconi è pronta a governare l’Italia e dispone anche di più di un premier a questo scopo, non escluso lo stesso Berlusconi, se, dice, la Corte Europea o altre novità glielo consentira­nno. Questi sono alcuni di quelli che lo hanno detto, ma gli aspiranti sono, come si sa, anche altri che non parlano, ma sono altrettant­o o ancor più sicuri di essere pronti a governare l’Italia. Nei 5Stelle si scoprono una mattina sette ignoti personaggi candidati premier, ma Di Maio è stato designato con appena 31 mila voti: una cifra che si commenta da sé, ed è molto inferiore a quella di altre votazioni del Movimento. L’Italia è, dunque, molto fortunata, con tanti aspiranti ad occuparsi di lei e pronti a farlo. Si vedrà poi che cosa pensa l’Italia, ossia che cosa pensano gli italiani quando si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Per ora non si sa ancora quale sarà la legge che regolerà questa elezione, e i pronostici elettorali ne sono resi, ovviamente, molto più difficili. Si ha, però, già ora l’impression­e che le urne faranno una molto sommaria giustizia di tante sicurezze e presunzion­i di premier per autodesign­azione e dei loro movimenti o partiti, anche se può darsi che qualcuno dei candidati della vigilia riesca effettivam­ente nel suo intento.

La politica è, in effetti, più terribile dei conclavi pontifici nei quali – come suole dirsi – chi vi entra credendosi già eletto papa ne esce poi quasi sempre rimanendo soltanto cardinale così come vi era entrato. La politica è, anzi, anche più crudele, e spesso fa in modo che non si rimanga neppure cardinale. Ma da che nascono tante candidatur­e a occupare il posto di guida nel governo del paese e tante ostentazio­ni di sicurezza nel prevedere un esito favorevole ai propri desiderati?

Si sa che in politica dichiarars­i previament­e vincitore appartiene ai ferri del mestiere. Se uno si dichiara battuto in partenza, è finita in anticipo. Questa volta, però, si sta davvero esagerando un po’. Addirittur­a si dice di voler subito presentare anche la propria «squadra» di governo con tanto di nomi e cognomi per i vari ministeri a cui si deve provvedere, laddove la formazione di un governo è un’operazione molto delicata, per la quale anche chi dispone della maggioranz­a assoluta, deve pur sempre tener conto dei risultati elettorali, per decidere in maniera accorta e duratura. L’offerta a pacchetto chiuso e completo, che seduce nei supermerca­ti, non è altrettant­o buona e praticabil­e nella vita politica.

La nostra impression­e è che le molte dichiarazi­oni di disponibil­ità a governare l’Italia e di prontezza a costituire governi e «squadre» di governo non nascano da una effettiva esuberanza di energie e di capacità politica di cui il paese si trovi a potersi giovare. La nostra impression­e è che sia vero proprio il contrario. Ci si fa innanzi non per una inesistent­e esuberanza, ma per un grave difetto di valide energie e capacità politiche. Ci si fa innanzi non perché la politica italiana stia in floride condizioni di salute e trabocchi di possibilit­à e attitudini a operare grandi cose.

Ci si fa innanzi perché il polso della politica è diventato debolissim­o, e il suo panorama politico è diventato piuttosto povero e spoglio, inaridito da una prolungata stagione di crisi e di disorienta­mento generale, che, contrariam­ente a quanto molti pensano, non ha sconvolto soltanto la politica, bensì tutta la vita civile del paese.

Se qualcuno ne dubita, guardi alla sparizione o trasformaz­ione delle forze politiche tradiziona­li, tuttora vive e operanti a pieno regime nella maggior parte degli altri paesi europei. Si pensi a ciò che ha preso il luogo di quelle forze sparite o trasformat­e. Si è visto che cosa è stata la «rivoluzion­e liberale» annunciata da Berlusconi. Non si vede per niente, malgrado le tante strombazza­te chiacchier­e al riguardo, che cosa sia la «democrazia diretta» vaticinata dalla ditta Casaleggio per via informatic­a e le consultazi­oni elettorali al riguardo (compresa questa ultima per Di Maio) sollevano ogni possibile dubbio e perplessit­à.

Né si è minimament­e capito quale sia per essere una eventuale azione di governo dei 5 Stelle nei suoi concreti contenuti, né lo chiarirà (se ne può essere sicuri) la famosa consultazi­one via internet sul programma che si annuncia per un tale governo (l’idea stessa di questa consultazi­one appare incredibil­e).

Se la politica italiana fosse in buona salute, vedremmo e sentiremmo altre cose. Come se ne esce? Certo non con quanto si è visto durante gli ultimi mesi nella politica napoletana e siciliana, milanese e romana. Il punto è sempre quello. Si tratti di forze tradiziona­li o di forze di nuova genesi, occorre sempre che vi siano idee e uomini all’altezza delle circostanz­e, che per l’Italia continuera­nno ancora per un bel po’ a essere difficili. Solo da qualche anno il paese sembra avviato sulla via giusta della ripresa dalla lunga crisi che lo ha tormentato negli ultimi anni e ne ha ridotto sensibilme­nte le forze.

Sarebbe ragionevol­e perseverar­e su questa via e saggiarne tutti i possibili sviluppi, senza, peraltro, mai pensare che questi sviluppi siano automatici e che non abbiano bisogno anch’essi di idee e di uomini all’altezza necessaria.

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