Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
TANTI CANDIDATI, TUTTI VINCITORI MA IL VERDETTO USCIRÀ DALLE URNE
Matteo Salvini è pronto a fare il premier e a governare l’Italia. Luigi Di Maio è pronto a fare il premier e a governare l’Italia. La destra intorno a Berlusconi è pronta a governare l’Italia e dispone anche di più di un premier a questo scopo, non escluso lo stesso Berlusconi, se, dice, la Corte Europea o altre novità glielo consentiranno. Questi sono alcuni di quelli che lo hanno detto, ma gli aspiranti sono, come si sa, anche altri che non parlano, ma sono altrettanto o ancor più sicuri di essere pronti a governare l’Italia. Nei 5Stelle si scoprono una mattina sette ignoti personaggi candidati premier, ma Di Maio è stato designato con appena 31 mila voti: una cifra che si commenta da sé, ed è molto inferiore a quella di altre votazioni del Movimento. L’Italia è, dunque, molto fortunata, con tanti aspiranti ad occuparsi di lei e pronti a farlo. Si vedrà poi che cosa pensa l’Italia, ossia che cosa pensano gli italiani quando si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Per ora non si sa ancora quale sarà la legge che regolerà questa elezione, e i pronostici elettorali ne sono resi, ovviamente, molto più difficili. Si ha, però, già ora l’impressione che le urne faranno una molto sommaria giustizia di tante sicurezze e presunzioni di premier per autodesignazione e dei loro movimenti o partiti, anche se può darsi che qualcuno dei candidati della vigilia riesca effettivamente nel suo intento.
La politica è, in effetti, più terribile dei conclavi pontifici nei quali – come suole dirsi – chi vi entra credendosi già eletto papa ne esce poi quasi sempre rimanendo soltanto cardinale così come vi era entrato. La politica è, anzi, anche più crudele, e spesso fa in modo che non si rimanga neppure cardinale. Ma da che nascono tante candidature a occupare il posto di guida nel governo del paese e tante ostentazioni di sicurezza nel prevedere un esito favorevole ai propri desiderati?
Si sa che in politica dichiararsi previamente vincitore appartiene ai ferri del mestiere. Se uno si dichiara battuto in partenza, è finita in anticipo. Questa volta, però, si sta davvero esagerando un po’. Addirittura si dice di voler subito presentare anche la propria «squadra» di governo con tanto di nomi e cognomi per i vari ministeri a cui si deve provvedere, laddove la formazione di un governo è un’operazione molto delicata, per la quale anche chi dispone della maggioranza assoluta, deve pur sempre tener conto dei risultati elettorali, per decidere in maniera accorta e duratura. L’offerta a pacchetto chiuso e completo, che seduce nei supermercati, non è altrettanto buona e praticabile nella vita politica.
La nostra impressione è che le molte dichiarazioni di disponibilità a governare l’Italia e di prontezza a costituire governi e «squadre» di governo non nascano da una effettiva esuberanza di energie e di capacità politica di cui il paese si trovi a potersi giovare. La nostra impressione è che sia vero proprio il contrario. Ci si fa innanzi non per una inesistente esuberanza, ma per un grave difetto di valide energie e capacità politiche. Ci si fa innanzi non perché la politica italiana stia in floride condizioni di salute e trabocchi di possibilità e attitudini a operare grandi cose.
Ci si fa innanzi perché il polso della politica è diventato debolissimo, e il suo panorama politico è diventato piuttosto povero e spoglio, inaridito da una prolungata stagione di crisi e di disorientamento generale, che, contrariamente a quanto molti pensano, non ha sconvolto soltanto la politica, bensì tutta la vita civile del paese.
Se qualcuno ne dubita, guardi alla sparizione o trasformazione delle forze politiche tradizionali, tuttora vive e operanti a pieno regime nella maggior parte degli altri paesi europei. Si pensi a ciò che ha preso il luogo di quelle forze sparite o trasformate. Si è visto che cosa è stata la «rivoluzione liberale» annunciata da Berlusconi. Non si vede per niente, malgrado le tante strombazzate chiacchiere al riguardo, che cosa sia la «democrazia diretta» vaticinata dalla ditta Casaleggio per via informatica e le consultazioni elettorali al riguardo (compresa questa ultima per Di Maio) sollevano ogni possibile dubbio e perplessità.
Né si è minimamente capito quale sia per essere una eventuale azione di governo dei 5 Stelle nei suoi concreti contenuti, né lo chiarirà (se ne può essere sicuri) la famosa consultazione via internet sul programma che si annuncia per un tale governo (l’idea stessa di questa consultazione appare incredibile).
Se la politica italiana fosse in buona salute, vedremmo e sentiremmo altre cose. Come se ne esce? Certo non con quanto si è visto durante gli ultimi mesi nella politica napoletana e siciliana, milanese e romana. Il punto è sempre quello. Si tratti di forze tradizionali o di forze di nuova genesi, occorre sempre che vi siano idee e uomini all’altezza delle circostanze, che per l’Italia continueranno ancora per un bel po’ a essere difficili. Solo da qualche anno il paese sembra avviato sulla via giusta della ripresa dalla lunga crisi che lo ha tormentato negli ultimi anni e ne ha ridotto sensibilmente le forze.
Sarebbe ragionevole perseverare su questa via e saggiarne tutti i possibili sviluppi, senza, peraltro, mai pensare che questi sviluppi siano automatici e che non abbiano bisogno anch’essi di idee e di uomini all’altezza necessaria.