Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Se un’intervista alla Merkel ci commuove
Il mio amico e collega Dino mi ha mandato un link, seguito da una frase: «mi sono commosso». Dovete sapere che Dino è persona alquanto insolita, dai gusti non esattamente banali. Dunque - pensavo mentre cliccavo su quella stringa blu - non è certo tipo da condividere il solito «video che ha emozionato il web», tipo il cane che ritrova il padrone dopo cinque anni o il bambino che sente per la prima volta la voce della mamma. E infatti, quando sul video del computer si è caricata la pagina misteriosa, sono rimasto scioccato: a stimolare le ghiandole lacrimali di Dino era stata, udite udite… un’intervista ad Angela Merkel! Non riuscivo a crederci: Dino s’era davvero commosso davanti a quindicimila battute di un’intervista alla Cancelliera sull’Huffington tedesco? Poi ho cominciato a leggere. E ho capito. E se volete capire anche voi, fate questo esperimento. Cercate l’intervista in rete. Provate a scorrerla, tenendo bene a mente il fatto che si tratta dell’intervista al politico più importante di un grande stato europeo a pochi giorni dal voto. Guardate le domande: parlano di aziende, di tecnologia, di lavoro, di scuola, di immigrazione. E sono nette, precise, dirette, concrete. E poi guardate le risposte. In ognuna di esse si affronta un problema, si prospettano soluzioni, si analizzano scenari reali, presenti o futuri. Ora prendete invece un’intervista a caso a un politico italiano. Guardate le domande: parlano di retroscena, pettegolezzi, voci da Transatlantico, rapporti con avversari, ex alleati, correnti interne, regolamenti di conti. E le risposte, fatalmente, sono astratte, autoreferenziali, o demagogiche. Se vogliamo superare la Germania, non pensiamo al Pil o all’export. Cominciamo dal modificare l’informazione politica. Ne beneficerà, prima di tutto, la politica stessa. E poi forse, di conseguenza, anche il Pil. E saremo tutti commossi, insieme a Dino.