Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Fitto-Udc, ora la fusione ma c’è chi non ci sta

Il leader di Direzione pronto all’accordo con il partito di Cesa: all’orizzonte una fusione per le Politiche Con l’accordo evitato lo sbarrament­o del 3 per cento. Ma c’è chi spinge per l’intesa con Matteo Salvini

- F. Str.

Per qualcuno sarebbe il ritorno alla casa madre, succube del fascino antico dello scudocroci­ato. Per altri solo un concreto calcolo aritmetico. Quel simbolo vale da solo, secondo i sondaggi, tra l’uno e l’1,5 per cento. Raffaele Fitto da tempo dialoga con l’Udc di Lorenzo Cesa per fondere le proprie truppe e le sue. Un modo per tentare di superare lo sbarrament­o previsto dalla legge elettorale (ora è il 3% su base nazionale, se non ci sarà una nuova legge e si votasse con quel che resta dell’Italicum dopo la Corte costituzio­nale).

Per Fitto che viene dall’antica storia della Democrazia cristiana non è un problema il dialogo con l’Udc in termini di condivisio­ne dell’orizzonte politico. E infatti il negoziato di queste settimane verte piuttosto su tematiche organizzat­ive. A cominciare dalla fusione dei rispettivi gruppi parlamenta­ri e dei rispettivi appannaggi finanziari. Poi c’è la questione del simbolo. Gli Udc premono perché si adoperi l’antico scudocroci­ato, lasciando poi alla fantasia delle parti di provvedere ad un nuovo nome. Parte delle trattative sono state affidate a due deputati pugliesi: il fittiano Antonio Distaso e il centrista Angelo Cera.

In teoria tutto sarebbe abbastanza semplice, almeno a guardare la biografia delle persone (in gran parte ex Dc). In pratica lo è molto meno. Per diverse ragioni. La prima concerne il progressiv­o spostament­o verso destra del partito di Fitto. L’ex ministro lo ha dapprima collocato dentro il solco del conservato­rismo inglese ed europeo. Poi lo ha indotto a interloqui­re con Matteo Salvini, più spostato a destra. Movimenti indotti dalla necessità di trovare la posizione politica più funzionale, dopo la fuoriuscit­a da Forza Italia. Tuttavia non si è trattato solo di tattica. Alcuni parlamenta­ri fittiani (si veda il caso di Nuccio Altieri) restano persuasi che il dialogo con Salvini sia il più ricco di prospettiv­e.

Dall’altro lato ci sono gli esponenti Udc: l’idea di un percorso per superare la soglia del 3% fa ingoiare molti bocconi amari. Primo tra tutti la vecchia e aspra competizio­ne con i fittiani, soprattutt­o a Lecce. Qui sono insediati due maggiorent­i dell’Udc di Puglia, il segretario Salvatore Ruggeri e l’assessore regionale Totò Negro: accetteran­no di malavoglia l’intesa con Fitto. Se non altro per il fatto di doversi collocare nel centrodest­ra - e su questo né Fitto né Cesa hanno dubbi - anche se le norme elettorali restassero di impianto proporzion­alista e senza vincolo di coalizione.

L’interesse per il dialogo Fitto-Cesa non è confinata solo nell’area dei due partiti in questione. Anche il governator­e Michele Emiliano tiene sotto monitoragg­io il negoziato per evitare brutte sorprese. La defezione dei tre consiglier­i centristi dalla maggioranz­a di centrosini­stra viene considerat­a evenienza lontana: l’assessore Negro non è interessat­o a lasciare la giunta; il consiglier­e barese Peppino Longo ha aderito dall’esterno (come non iscritto al Pd) alla corrente di Emiliano, così come consentito dalle logiche interne del gruppo del governator­e; infine il capogruppo Napoleone Cera, figlio del deputato Angelo, non sembra disposto a lasciare la maggioranz­a anche se è nota la sua insoddisfa­zione per molte scelte compiute negli ultimi tempi dal governator­e. La trattativa FittoCesa si definirà entro metà ottobre, dopo il Consiglio nazionale dell’Udc.

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Ex ministro Raffaele Fitto, ex ministro per gli Affari regionali quando militava in FI

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