Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Un omaggio al Sud Africa per il ritorno della MinAfrìc

- Di Fabrizio Versienti

For Mandela è il secondo album della MinAfrìc, l’orchestra fondata da Pino Minafra (nella foto sotto) insieme a suo figlio Livio, Roberto Ottaviano, Nicola Pisani e altri compagni di lungo corso; il primo, omonimo cd uscì due anni fa per la Sud Music ed era fatto di brani originali. Questo nuovo, sempre Sud Music, è anche il secondo album orchestral­e dedicato negli ultimi dieci anni dai Minafra alla musica dei grandissim­i jazzisti sudafrican­i esuli nella Londra degli anni Settanta, in fuga dall’apartheid: il loro era un potente miscuglio di radici e libertà, melodie e ritmi africani uniti al free più spigoloso, danza e protesta. Il precedente è l’album del 2007 Viva La Black registrato dall’orchestra Canto General insieme all’unico sopravviss­uto di quella stagione, il batterista Louis Moholo, e al pianista che più lavorò in Europa con quei formidabil­i musicisti, l’inglese Keith Tippett. Gli stessi ospiti (che sono tre, non va dimenticat­a la voce di Julie Tippetts) ritornano dieci anni dopo in questo album registrato fra il Talos Festival di Ruvo (il quartier generale dei Minafra, dove queste avventure prendono forma per poi essere esportate in tutta Europa) e il Jazzfestiv­al di Münster (in Germania). In tutto, i musicisti all’opera sono ventuno: 4 voci femminili, 4 trombe, 3 tromboni, 5 sassofoni, 2 pianoforti, 1 contrabbas­so, 2 batterie. Una poderosa big band jazz che urla, strepita e danza sull’onda di una musica felicement­e anarchica, calorosa, irredenta. Il grosso dell’orchestra è pugliese, ma non mancano gli «oriundi» (un buon terzo), compagni di strada di vecchia data di Pino Minafra nelle fila dell’Italian Instabile Orchestra, come il torinese Carlo Actis Dato o il siciliano Sebi Tramontana. In repertorio brani dei sudafrican­i Dudu Pukwana (Mra e B My Dear), Johnny Dyani (Ithi Gqi), Harry Miller (Dancing Damon), Mongezi Feza (Sondela e You Ain’t Gonna Know Me ’Cause You Think You Know Me), oltre a originali di Tippett e Pino Minafra (una ribollente Canto General dagli aromi bandistici). E c’è anche Nkosi Sikelele Afrika di Enoch Sontonga, un inno di liberazion­e pan-africano diventato inno del Sud Africa post-apartheid, del Sud Africa di Nelson Mandela liberato e sorridente, come nella copertina dell’album. Che, inutile dirlo, è una grande festa di musica.

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