Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
DALLA TAP ALL’ILVA I LIMITI DEI LEADER
La Tap e l’Ilva sono importanti per la Puglia. Richiedono analisi tecniche, valutazioni di opportunità, coinvolgimento degli stakeholder, una corretta comunicazione. Occorrono una classe dirigente e un’opinione pubblica informate per prendere le giuste decisioni. Si dovrebbe ragionare secondo elementari criteri di rapporto tra costi e benefici. Il governatore Michele Emiliano dice che la Tap non dovrebbe approdare a Melendugno ma altrove. È fattibile? Qual è l’impatto sull’ambiente? È economicamente sostenibile? C’è qualcuno che ci perde? C’è qualcuno che ci guadagna? Cosa ottengono le comunità locali? E la Puglia? Sono gli interrogativi a cui le classi dirigenti dovrebbero dare risposta. Vale anche per l’Ilva e le trivellazioni di petrolio. Una soluzione equa si ottiene attraverso un dibattito a viso aperto in cui tutti gli interessi siano visibili e verificabili. Non si può ridurre un’opera colossale come la Tap, e l’indiscutibile trasparenza che richiede il dare e l’avere a essa inerente, al «piccolo tubo» di cui ha parlato Matteo Renzi a Bari. Né qualcuno può ritenerla un terreno di scontro politico e personale. Dai leader la gente si attende capacità di analisi e volontà propositiva. La politica è politica se tratta i problemi per risolverli, non se li sottrae al ragionamento pubblico. A furia di riduzioni della complessità, sostituite dall’intrattenimento superficiale e ridanciano, non si fanno capire ai cittadini le problematiche e le opportunità.
C’è un precedente ed è la Puglia prima regione produttrice di energia eolica. Ai paesaggi rovinati dagli aerogeneratori è corrisposto un beneficio misero per le comunità locali. E non solo gli incentivi per l’eolico sono stati pagati nelle bollette dai cittadini, ma non sono neppure stati ridotti i costi energetici per le imprese, penalizzate quindi rispetto alle loro concorrenti europee. Accadrà ancora? Viviamo in un Paese con una grave carenza di leadership e di buona politica. In Francia il presidente Emmanuel Macron ha fissato l’obiettivo di terminare la produzione di petrolio nonché la vendita di veicoli a benzina e diesel entro il 2040 per ridurre le emissioni nell’atmosfera. In Italia manca un piano energetico nazionale. Tutto è lasciato ai rapporti di forza che rischiano di escludere gli stakeholder e di produrre conflitti il cui unico risultato certo è una grande confusione. Entrare nel merito delle questioni, indurre i leader a farlo invece che inseguire le loro narrazioni, è il primo passo per uscire da questa condizione esiziale.