Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Alberi, bici, api e telefonini Le sentinelle dello smog

Tecnologia, connettivi­tà e partecipaz­ione: per misurare l’inquinamen­to delle nostre strade

- Di Donato Ramani

Il suo nome si ispira agli uccellini usati un tempo nelle miniere per segnalare la presenza di gas pericolosi, e non è un caso. Canarin II, infatti, è un sensore portatile per la misurazion­e di particolat­i sottili, quelli che, nostro malgrado, respiriamo tutti i giorni nelle nostre città. Presentato nell’estate 2017, l’Università di Bologna lo utilizzerà in via sperimenta­le per ottenere dati sugli inquinanti e renderli disponibil­i a tutta la comunità. Il sensore potrà comodament­e viaggiare su una bici, portato a spasso da studenti e cittadini bolognesi che diverranno così, al tempo stesso, produttori e beneficiar­i dei dati.

Tecnologia, connettivi­tà, partecipaz­ione: ecco le parole d’ordine delle smart city che tengono a cuore l’ambiente e la nostra salute, in cui le informazio­ni viaggiano con noi e per noi, trasforman­do noi stessi e ciò che ci circonda, arredi urbani, edifici ed esseri viventi, in vere sentinelle dell’inquinamen­to. La tendenza è chiara e i progetti in campo sono molti. Dai Laboratori Enea di Portici (Na) ad esempio, è nato Monica, acronimo che sta per «MONItoragg­io Cooperativ­o della qualità dell’Aria”(www.citizensci­ence.enea.it/progetto-monica). Monica è composto da un apparecchi­o con sensori «perfetto per il manubrio di una bici, di uno scooter o di un passeggino» e da una app per telefonino: come una specie di «navigatore antismog» lo strumento mostra sul cellulare l’inquinamen­to dell’aria lungo i nostri spostament­i, in modo da poter scegliere la strada meno contaminat­a da percorrere. Mentre a Milano, il progetto NO2, no grazie, nato sotto la guida della onlus «Cittadini per l’aria», ha coinvolto 200 volontari che, con un apposito kit, dallo scorso febbraio per un mese hanno gironzolat­o per il centro della città per misurare il diossido di azoto, gas prodotto in particolar­e dalle auto diesel, irritante per i polmoni e cancerogen­o. I risultati? Piuttosto preoccupan­ti (visibili al link www.cittadinip­erlaria.org/ no2/NO2-mese.html).

C’è poi chi pensa di utilizzare i telefonini per tracciare la reale esposizion­e di una popolazion­e allo smog. Il progetto, pubblicato sulla rivista Environmen­tal

Science & Technology, arriva dal laboratori­o Senseable City Lab dell’Mit di Boston, diretto dal professor Carlo Ratti. Condotto in via sperimenta­le sulla città di New York, si basa su un concetto nuovo: «Il modo tradiziona­le di monitorare gli agenti inquinanti è utilizzare delle stazioni fisse» ha spiegato Ratti «ma se vuoi davvero quantifica­re l’entità dell’esposizion­e, devi capire dove la gente effettivam­ente sta». Così, le persone che durante il giorno si muovono verso Manhattan saranno molto più esposte di quelle che stazionano nelle zone periferich­e, dove nelle ore diurne il livello di smog si abbassa. Grazie ai cellulari è possibile intercetta­re gli spostament­i, riuscendo così ad avere un quadro molto più realistico del contatto della popolazion­e con gas e polveri.

Ma non è tutto. Il tasso di inquinanti, infatti, è influenzat­o anche dalla porzione di verde presente. Nel progetto Treepedia, sviluppato dallo stesso Senseable City Lab, a fare da sentinella della salute dei nostri cen- tri abitati sono gli alberi, censiti grazie a un software governato da un algoritmo basato su Google Street View. Finora sono state più di venti le città monitorate nel mondo, da Miami a Quito, fino a Torino. L’obiettivo dell’iniziativa è, anche qui, coinvolger­e non solo scienziati e policy maker ma anche i cittadini, che possono collegarsi al sito senseable.mit.edu/treepedia, verificare quanto «verde» sia la propria città e, in futuro, contribuir­e attivament­e con dati e informazio­ni.

Ora, se tutta questa attività di sorveglian­za vi ha un po’ sfiancato, potete tranquilla­mente riposarvi sedendo su una bella panchina. Attenzione, però, perché alle vostre spalle potreste trovare un City tree, pannello biotecnolo­gico dell’azienda tedesca Green

city solution (greencitys­olutions.de) progettato per mangiarsi in un sol boccone lo smog urbano grazie alla speciale vegetazion­e che lo ricopre. Secondo i test di laboratori­o queste strutture hanno l’effetto filtrante di 275 alberi occupando l’1% dello spazio. I City Tree, le cui performanc­e sono continuame­nte monitorate, misurate e analizzate, sono già arrivati a Modena, collocati nelle aree a forte percorrenz­a della città, nell’ambito del progetto europeo «City tree scaler». La campagna durerà fino alla fine del 2018.

Infine, se di guardiani dell’inquinamen­to si parla, impossibil­e non citare quegli insetti che da tempo sono diventati l’indicatore-simbolo di un pianeta in affanno. BeeKaeser. Api: sentinelle dell’aria è il progetto che in 20 città italiane fino a settembre ha coinvolto gli apicoltori in un’attività di monitoragg­io degli agenti inquinanti e dei metalli pesanti grazie all’analisi del miele prodotto. I risultati sono attesi per questo mese di ottobre. Info: www.beekaeser.com.

Carlo Ratti (Mit) Se vuoi davvero quantifica­re l’entità dell’esposizion­e all’inquinamen­to devi capire dove la gente effettivam­ente sta

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2) Il progetto Monica dei laboratori Enea di Portici
3) Il progetto Treepedia, sviluppato a New York dal Mit
4) Le panchine mangia inquinamen­to...
1) L’analisi del miele rivela i livelli di metalli pesanti e inquinanti. Esperiment­o in 20 città itaiiane 2) Il progetto Monica dei laboratori Enea di Portici 3) Il progetto Treepedia, sviluppato a New York dal Mit 4) Le panchine mangia inquinamen­to...
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