Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Super yogurt di latte d’asina
Nelle campagne del Barese 140 esemplari protagonisti di un programma scientifico Buono per la salute e per gli affari
Un progetto sperimentale e innovativo sull’asino? Non è l’ultimo bollettino dal Paese dei Balocchi, neppure una fake news di Lercio.it, ma è una interessante esperienza che sta prendendo forma in Puglia, nella campagna tra Laterza e Altamura.
Più di 140 ettari in cui asini della specie di Martina Franca e di razza meticcia possono pascolare liberamente e sono i protagonisti di un programma scientifico che vede il coinvolgimento dell’università degli Studi di Bari le facoltà di Medicina e di Veterinaria. Obiettivo della ricerca, che ha già superato con successo la fase della sperimentazione, è la trasformazione del latte d’asina in latte fermentato con una miscela di lattobacilli in quantità tali da consentire appunto la produzione di yogurt rinforzato con polifenoli estratti da foglie di ulivo e buccia di mandorle, in sostanza, parte di scarti agricoli che diventano risorse al servizio della medicina e della salute.
Il risultato finale sarà uno yogurt fortemente identitario e al servizio della scienza poiché la combinazione del latte d’asina con l’aggiunta dei polifenoli dà origine a un prodotto dotato di proprietà salutistiche superiori a qualunque altro yogurt in commercio. Merito del latte d’asina, sicuramente, e al suo basso potere allergizzante, ma soprattutto alla bontà dei suoi effetti sul sistema immunitario e alla sua certificata capacità antinfiammatoria. Sono 130 gli esemplari presenti nell’azienda agricola La Valle degli Asini e ogni femmina produce all’incirca dai 4 ai 5 litri di latte al giorno, a fronte di una bovina che arriva a produrne fino a 25 giornalieri. In più, il pascolo è libero e i puledri sono in costante contatto con le madri per garantire un costante e continuativo stimolo alla lattazione. Questo spiega i costi elevati del prodotto finale presente sugli scaffali rispetto alle altre tipologie di latte in commercio. Ma l’innovazione consiste nell’aver progettato un impianto di mungitura a prova di contaminazione.
«Solitamente – spiega Angelo Capurso, imprenditore agricolo che ha messo a disposizione la sua azienda per il progetto della Facoltà di Veterinaria – la mungitura delle asine avviene all’interno di aziende agricole miste in cui ci sono anche vacche o capre con un rischio di contaminazione oggettivo. È per questo che sulle etichette del latte d’asina con questa provenienza c’è sempre un allert che mette in guardia il consumatore da possibili presenze di residui di altri prodotti. Con la tecnologia messa a punto a Laterza, invece, si esclude qualunque pericolo».
Un impianto di mungitura studiato ad hoc per questo progetto; il primo e probabilmente per ora ancora l’unico in Italia in cui il latte fa un passaggio diretto dall’animale alla bottiglia, attraverso la realizzazione di una tettarella specifica per la mungitura studiata in maniera ergonomica e pensata per evitare qualunque inquinamento.
Entro la fine dell’anno solare questi yogurt portentosi e salutari saranno in commercio sia nel circuito delle farmacie sia nella grande distribuzione a firma Megamark, partner con l’Università, dell’iniziativa.
Il prodotto che arriverà sugli scaffali, così, andrà a soddisfare una richiesta sempre crescente da parte del mondo degli invisibili, quel 40% di italiani che ha sviluppato intolleranza al lattosio.