Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Pasticcio sul voto per le nomine
Il segreto dell’urna su Corecom fa saltare in aula l’intesa per un posto all’opposizione
Nulla di fatto per l’elezione dei tre componenti del Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) della Regione. Il consiglio regionale è stato sospeso ed il punto rinviato ad una prossima seduta, nonostante il voto a scrutinio segreto sui tre componenti sia stato regolarmente espletato. A bloccare la proclamazione la mancata osservanza del patto che prevedeva un posto alla minoranza. Una consuetudine, non un obbligo di legge, che ha portato a toni fortemente accesi.
Fosse letteratura diremmo che è un «pasticciaccio brutto». Non lo è: si tratta di un calcio negli stinchi del governatore Emiliano sferrato da una parte della maggioranza. Il pasticcio però rimane ed è imbarazzante. Dopo un semestre di impasse, finalmente il Consiglio regionale ha eletto i tre componenti del Corecom (comitato delle comunicazioni: si occupa di controversie con le società telefoniche e per ora ancora di contributi alle tv locali). La ciambella non è riuscita con il buco, perché tutti i tre eletti appartengono all’area della maggioranza di centrosinistra. Mentre l’accordo politico e la prassi (nessun obbligo di legge) prevedeva che uno dei tre coincidesse con quello indicato dal centrodestra. Il risultato è che la procedura di elezione, dopo il voto e lo scrutinio, è stata sospesa. Manca la proclamazione e dunque l’atto non è perfezionato. Perciò non può essere eventualmente impugnato davanti al tribunale amministrativo. La seduta del Consiglio è stata aggiornata al 10 ottobre: in questi sei giorni occorrerà trovare un rimedio.
Il maggior suffragato è risultato il pubblicista Felice Blasi (26 voti), cui seguono i giornalisti Lorena Saracino (22), Marigea Cirillo (17) e, ultimo, Franco Di Chio (16 suffragi). Sei schede bianche, tutte dei 5 Stelle. Il quarto arrivato è il designato del centrodestra, gli altri espressione della maggioranza. Solo che mentre Blasi e Saracino erano negli accordi ufficiali, Cirillo non lo era.
Va detto che la composizione del Corecom è storia travagliata, a causa di dissidi nella maggioranza sulla riconferma di Blasi, presidente uscente. La legge di riforma (2012) ridimensiona i compensi e gli anni di mandato, riduce i componenti da 5 a 3, impedisce il rinnovo della carica. Ma questa ultima disposizione non è chiara: non è esplicita nello stabilire se riguarda quelli che erano in carica nel momento del varo della norma o quelli che sono eletti in questa legislatura. Il lungo tira e molla ha provocato prima l’impasse e poi il ritiro della proposta di legge del Pd che chiariva il punto e fissava il divieto di rinnovo solo da questa legislatura. Ieri si è andati in Aula con l’opposizione di Sinistra italiana (Mino Borraccino) e un accordo di maggioranza che, alla prova dei fatti, non ha tenuto. Qualcuno avrà pensato di tributare pochi voti alla Cirillo, in modo che arrivasse quarta. E questo nella previsione di un possibile ricorso al Tar, la decadenza di Blasi e il subentro di Cirillo. Invece la giornalista, che è anche addetta stampa del segretario del Pd Marco Lacarra, ha ottenuto più voti del candidato del centrodestra.
Ma chi ha votato in modo difforme dalle indicazioni? Molti indicano l’area “malpancista” della maggioranza: ossia un paio di Popolari, 2-3 renziani, un paio di Mdp. Sono coloro che reclamano da Emiliano considerazione politica e ruoli di governo e sottogoverno. Tradotto: il Corecom non c’entra nulla, quella che è andata in scena è una manifestazione di insofferenza.
Emiliano non fa una piega. Ma, dopo l’appello del capogruppo Nino Marmo (FI) a rispettare i patti, chiede di rimediare al pasticcio: «Occorre una soluzione a questa vicenda - dice - per evitare la violazione di un accordo al quale non ho partecipato ma che conoscevo». Il presidente del Consiglio, Mario Loizzo, è dello stesso avviso: «Il Corecom è organo di garanzia, la partecipazione delle minoranze è indispensabile». Prima si sospende la seduta, poi la si rinvia al 10 ottobre. L’ipotesi su cui il Pd sta lavorando è di chiedere le dimissioni di Cirillo e di offrirle in cambio un altro eventuale incarico. Intanto, protesta Napoleone Cera dei Popolari: «La mancata proclamazione degli eletti è un precedente che rischia di minare la credibilità del voto, libero e democratico, dell’assemblea regionale». I 5 Stelle: «Quello di oggi è l’ennesimo Consiglio che inizia e si chiude senza aver approvato nemmeno un solo provvedimento. Siamo allo zero assoluto».
Loizzo Si è determinato un vulnus in un organismo di garanzia Emiliano Se c’è un accordo con la minoranza va rispettato La consuetudine Proclamazione bloccata per garantire la presenza alla minoranza