Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Mario», robot infermiere al servizio degli anziani
La sperimentazione a Casa Sollievo della Sofferenza L’assistenza ai pazienti affetti da demenza senile
Partita un anno fa, procede in modo molto positivo la sperimentazione legata al progetto M.A.R.I.O, il robot assistente che si sta prendendo cura di alcuni anziani con demenza senile e affetti da forme di Alzheimer lieve, seguiti dal reparto di Geriatria di Casa Sollievo della Sofferenza. «Buon giorno», «Come stai?», «Cosa vuoi fare: ascoltare musica, accedere ai giochi, vedere un po’ di foto, giornali»: sono alcune delle domande e delle risposte di un robot assistente, in grado di interagire con i pazienti proponendo degli stimoli cognitivi molto positivo.
M.A.R.I.O. è l’acronimo di «Managing active and healthy aging with use of caring service robots - Sistema di gestione dell’invecchiamento attivo e in salute mediante l’uso di robot assistivo».
Il progetto di ricerca fu finanziato con 4 milioni di euro dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea. Un progetto che mosse i primi passi nel febbraio 2015, coinvolge 10 enti europei tra cui l’ospedale di San Giovanni Rotondo e che è diventato operativo un anno fa, nel settembre del 2016, quando i primi tre robot lasciarono gli imballi e incontrarono i primi pazienti. Come spesso ha sottolineato nei suoi incontri il primario della Geriatria del nosocomio voluto da San Pio, Antonio Greco, «in futuro questo tipo di intervento con il robot assistente potrebbe rallentare la progressione di malattia. Un elemento importante anche per poter fare diagnosi precoci».
Ma il robot M.A.R.I.O cosa fa? Assiste, attraverso stimoli cognitivi, gli anziani dal punto di vista mnemonico e sociale, li aiuta a non sentirsi soCentri li: potrò telefonare, leggere loro i giornali, ricordare gli orari dei pasti, delle medicine. Tecnicamente il robot, attraverso dei sensori, ha la possibilità di percepire l’ambiente esterno e in futuro potrà anche riconoscere il paziente. E’ dotato di una telecamera, di un tablet e una intelligenza interna in grado di interpretare ciò che gli viene chiesto. Osservando l’anziano, il robot dovrà monitorare una serie di valori, tra cui: parametri vitali, disabilità funzionale, numero di farmaci, stato cognitivo, stato nutrizionale e rischio piaghe da decubito. La fase della formazione ha riguardato sia i tecnici e lo sviluppo del software, ma anche medici, infermieri e psicologi. I primi risultati della sperimentazione sono stati presentati, prima dell’estate, dal direttore della struttura, Greco al Convegno nazionale sui diurni Alzheimer durante il quale sono stati illustrati anche i test condotti con il sistema ViTA, un software progettato da Ibm. Programma anche questo pensato per aiutare con diverse modalità gli anziani malati e aiutare anche chi si prende cura del malato. Uno dei problemi è proprio la memoria che progressivamente viene intaccata dalla malattia. E che spesso rende doloroso anche il rapporto con i familiari che si prendono cura del malato di Alzheimer. Il programma ViTa è costruito come un vero e proprio album dei ricordi. Un album infomatico che raccoglie ma poi restituisce i ricordi «L’obiettivo è quello di allenare e rafforzare la memoria attraverso i ricordi stessi del paziente che vengono raccolti e inseriti nel sistema».