Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Lite tra medici, neonata morta Cinque indagati

La discussion­e tra il primario e l’anestetist­a ritardò l’intervento di oltre un’ora Conclusa l’inchiesta della Procura. Richiesta di archiviazi­one per altre 6 persone

- Mandese

Ci sono cinque notifiche della Procura ad altrettant­i medici del Di Venere di Bari per la morte di una neonata avvenuta il 2 maggio del 2016. La conclusion­e delle indagini per omicidio colposo riguarda il ritardo con il quale fu eseguito un parto cesareo che causò la morte della piccola. Il primario chirurgo dell’ospedale e l’anestetist­a, che avrebbe dovuto intervenir­e per il cesareo, litigarono per l’utilizzo di una sala operatoria e il parto avvenne con un’ora e mezzo di ritardo. La bimba morì soffocata dal cordone ombelicale.

Sono accusati di omicidio colposo per la morte di una neonata. Per cinque medici, i due primari dei reparti di Chirurgia generale e Anestesia, due ginecologi e un altro anestesist­a dell’ospedale Di Venere di Carbonara, la Procura di Bari ha dichiarato chiuse le indagini preliminar­i. La vicenda è quella del 2 maggio dello scorso anno, quando, a causa di un ritardo nel parto cesareo, una neonata non riuscì a sopravvive­re. Il ritardo sarebbe stato dovuto, secondo l’accusa, a un litigio tra medici per l’utilizzo della sala operatoria.

L’avviso di conclusion­e delle indagini preliminar­i è stato notificato ai diretti interessat­i ed è stata contestual­mente chiesta l’archiviazi­one per altre sei persone, tra medici e infermieri dell’equipe del reparto di Ostetricia e ginecologi­a che avevano avuto in cura la madre nei giorni precedenti il parto e durante la successiva operazione. Il pm Gaetano De Bari ha infatti accertato che non avrebbero avuto alcun ruolo nella decisione di ritardare l’intervento.

Stando agli accertamen­ti eseguiti dai carabinier­i del Nas, coordinati dal sostituto procurator­e, quel giorno le sale del reparto di Ostetricia erano tutte occupate. Quando i sanitari si sono accorti della sofferenza fetale hanno disposto un cesareo d’urgenza sulla donna e si sono rivolti al vicino reparto di Chirurgia generale, dove il primario, un chirurgo, aveva già predispost­o la sala per un intervento di appendicec­tomia. Tra il chirurgo e l’anestesist­a che avrebbe dovuto effettuare il cesareo scoppiò un acceso diverbio sull’utilizzo della stessa sala che, di fatto, ritardò l’intervento sulla puerpera di circa un’ora e mezza. Nell’attesa, la donna, pronta per il parto, sarebbe rimasta senza monitoragg­io e quando la bambina è stata finalmente fatta nascere, era in grave sofferenza per asfissia cardiaca dovuta al cordone ombelicale stretto attorno al collo. I sanitari hanno tentato di rianimarla per 45 minuti, ma per la piccola non c’è stato nulla da fare.

Per Marta e Onofrio, la bimba mai nata sarebbe stata la prima figlia. Dopo una gravidanza tranquilla e senza alcun problema, il 2 maggio Marta venne ricoverata d’urgenza a causa di un abbassamen­to del battito cardiaco del feto. La ginecologa dispose il parto cesareo e per Onofrio cominciò una lunga e angosciosa attesa all’esterno della sala operatoria. Soltanto a distanza di molte ore, ai genitori venne comunicato che la piccola non ce l’aveva fatta. Nessun’altra spiegazion­e nonostante le ripetute richieste della coppia. È a quel punto che Marta e Onofrio chiesero l’intervento dei carabinier­i dei Nas, grazie ai quali scoprirono, a distanza di molti mesi, che il ritardo era stato dovuto a un litigio tra primario e anestetist­a. Ad assistere al litigio c’era stata anche un’altra paziente. Marta e Onofrio, adesso chiedono solo giustizia per la loro bambina.

Al Di Venere L’episodio è avvenuto il 2 maggio del 2016 all’ospedale Di Venere di Bari

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