Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Corsi per islamici radicali il progetto è ancora fermo

- Di Michele De Feudis

Dall’aprile scorso Alfredo Santamato, alias Muhammad, indagato per terrorismo internazio­nale e apologia del terrorismo islamista, è sottoposto a sorveglian­za speciale, ma non ha ancora iniziato il percorso di deradicali­zzazione disposto dal Tribunale di Bari. Il c programma è stato notificato a Santamato e si attende adesso la calendariz­zazione degli incontri. Sharif Lorenzini, portavoce della comunità islamica, preme perché si inizi in tempi brevi. Il magistrato La Malfa: «E’ la prima volta che in Italia si articola un percorso di questo genere. La tempistica è legata all’originalit­à dell’iniziativa».

BARI Dall’aprile scorso Alfredo Santamato, alias Muhammad, indagato per terrorismo internazio­nale e apologia del terrorismo islamista, è sottoposto a sorveglian­za speciale, ma non ha ancora iniziato il percorso di deradicali­zzazione disposto dal Tribunale di Bari.

Il complesso programma di recupero socio-giuridico-culturale è stato notificato nei giorni scorsi a Santamato dalla Questura e si attende adesso la calendariz­zazione degli incontri che sosterrà con docenti accademici e mediatori culturali. Sharif Lorenzini, portavoce della comunità islamica pugliese, preme perché si inizi in tempi brevi: «Temiamo che questa iniziativa così interessan­te possa naufragare sul nascere. Sollecitia­mo lo sblocco di tutti gli aspetti burocratic­i in tempi stretti».

Il camionista residente a Turi - che aveva pubblicato sui social post fanatici e minimizzaz­ioni della strage islamista di Berlino, oltre ad aver manifestat­o l’intenzione di praticare l’infibulazi­one alla figlia - al momento ha l’obbligo di soggiorno, il divieto di comunicare via internet e gli sono stati ritirati il passaporto e la patente di guida.

L’innovativo progetto di deradicali­zzazione, che ha fatto proprie le indicazion­i della risoluzion­e n. 2178 delle Nazioni Unite sulle politiche di contrasto dell’estremismo violento, si è consolidat­o con un intenso lavoro su più fronti in questi mesi, come spiega al Corriere il magistrato Francesca La Malfa: “E’ la prima volta che in Italia si articola un percorso di questo genere. La tempistica è legata all’originalit­à dell’iniziativa. La Procura ha fatto riunioni con l’Università al fine di stilare un programma per Santamato. Si tratta di prescrizio­ni di non poco conto, che adesso attendono di essere eseguite”. “Con notevole impegno di tutti - prosegue la La Malfa - abbiamo redatto un progetto di oltre 400 pagine, che in maniera non privativa della libertà personale, nel rispetto dei diritti costituzio­nali, punta ad impedire attentati e degenerazi­oni». L’iniziativa è già stata oggetto di relazioni della La Malfa presso la Scuola superiore della magistratu­ra a Scandicci e copia del procedimen­to è stata richiesta anche da magistrati antimafia.

«La deradicali­zzazione procede parallela a misure concrete come il ritiro della paten- te (Santamato serviva le mense scolastich­e con il suo automezzo, ndr). Il mio provvedime­nto al riguardo - aggiunge la La Malfa - si muove nel solco di uno Stato che non usa le maniere forti e garantisce i diritti di difesa al soggetto in questione».

Essenziale è stato il contributo dell’Università degli studi di Bari: «A giugno scorso abbiamo indicato i docenti che come consulenti collaborer­anno con il Tribunale di Bari dichiara il professor Nicola Colaianni di Diritto Ecclesiast­ico - perché al momento non ci sono mediatori culturali specializz­ati nella lotta alla radicalizz­azione religiosa. Proprio per questo l’Ateneo barese ha lanciato un master con questo indirizzo che partirà a fine ottobre ed ha già 30 iscritti».

«Su input della magistratu­ra - puntualizz­a Colaianni - abbiamo riempito di contenuti una misura di prevenzion­e muovendoci sulla base di una legge del 1956 che riguarda la delinquenz­a comune o mafiosa, non gli islamisti o queste forme di cultura che possono trasmodare in violenza. A Santamato, dopo questi colloqui, risulterà evidente che si può aderire alla fede islamica, osservando i valori della costituzio­ne».

Santamato dovrà dunque sostenere una serie di incontri, prescritti obbligator­iamente nella misura di prevenzion­e con i docenti Sabrina Martucci (ricercatri­ce di Diritto Ecclesiast­ico dell’Uniba), Francesco Alicino (associato di Diritto pubblico comparato alla Lum) e Antonio Nappi (insegna principi del servizio sociale nel dipartimen­to barese di Scienze politiche).

E’ previsto l’approfondi­mento di materie come sharia e ordine pubblico, relazioni familiari con profili antigiurid­ici, simboli religiosi e abbigliame­nto femminile, atteggiame­nto nei confronti degli atei in uno stato di diritto, diritti universali, uguaglianz­a dei cittadini nella diversità religiosa.

Un ufficiale della polizia giudiziari­a seguirà passo dopo passo questo percorso, mentre la Questura svolgerà un ruolo di verifica e controllo.

Il dubbio Lorenzini (comunità islamica): «Temiamo che possa naufragare sul nascere»

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In moschea Un momento di preghiera in un centro religioso islamico

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