Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Elezioni politiche, l’ultima tentazione del governatore
L’ipotesi di fare da capolista in una civica con l’ok di Renzi
Il governatore Michele Emiliano sembra preparare una nuova sorpresa. Potrebbe candidarsi al Parlamento nella primavera del 2018. Con qualcuno ha anche scherzato sull’ipotesi che egli possa diventare ministro. I due ruoli - parlamentare e presidente di Regione - sono incompatibili. Dunque, si deve comprendere da dove nasca un proposito di quel genere. Si possono ipotizzare tre situazioni. Emiliano guiderebbe in Puglia la lista civica da lui stesso proposta.
Il governatore Michele Emiliano sembra preparare una nuova sorpresa. Gli sta frullando nella testa l’idea di candidarsi al Parlamento, nella primavera del 2018. Addirittura con qualcuno ha scherzato sull’ipotesi che egli possa diventare ministro. Lo scherzo - beninteso - consiste nel fatto che non è prevedibile sapere quali forze politiche possano essere chiamate al governo; di certo non è scherzosa l’ambizione di Emiliano a sedere su una poltrona ministeriale. Aspirazione che ha coltivato molto da vicino all’epoca della costituzione del governo Renzi (2014).
Un po’ più complicato è il ragionamento sull’eventuale candidatura alle Politiche. I due ruoli - parlamentare e presidente di Regione - sono incompatibili. Dunque, si deve comprendere da dove nasca un proposito di quel genere.
Si possono ipotizzare tre situazioni. La prima, molto ragionevole, è che Emiliano voglia guidare in Puglia la lista civica da lui stesso proposta. Formazione che Renzi sembra aver deciso di accettare. La decisione non è presa, tanto più perché le norme elettorali sono ancora in discussione. Tuttavia Renzi comincia a considerarla come una possibilità che, in chiave di coalizione, consente di allargare i consensi e il numero degli eletti. Certo i candidati del Pd non sono dello stesso avviso e vedono la civica come una pericolosa concorrente interna. Emiliano
Deja vu Possibile che Michele scenda in campo e poi si dimetta come fece Vendola La crisi La minaccia di andare a Roma in caso di elezione e sciogliere l’assise regionale
la sponsorizza da tempo immemorabile e la immagina carica di personalità vicine all’area Pd. Anche di sindaci, se la legislatura sarà sciolta in anticipo: diversamente i tempi per le preventive dimissioni dei primi cittadini sono già scaduti. È possibile che Emiliano decida di capitanarla per poi dimettersi subito dopo. Più o meno quel che fece Nichi Vendola alle elezioni del 2013.
La seconda ipotesi è quella più remota, al limite dell’inverosimile, sia pure accreditata dalle stesse fonti che dicono di aver sentito pronunciare da Emiliano il proposito di candidarsi: l’idea sarebbe di farsi eleggere per lasciare la Regione, pesante da gestire e piena di insidie. Una possibilità lontanissima.
La terza ipotesi, al pari della prima, ha invece qualche robusta motivazione. Emiliano si candida e ne lascia trasparire l’intenzione, minacciando di scegliere Roma in caso di elezioni e quindi destinando allo scioglimento il Consiglio regionale. È una possibilità quella della sotterranea minaccia - del tutto plausibile.
Per quanto il governatore si mostri sicuro e per nulla alterato delle dinamiche di queste settimane, la situazione alla Regione è bollente. Martedì il Consiglio (alle prese con il pasticcio delle nomine al Corecom) è stato sciolto per mancanza del numero legale. I 5 Stelle calcolano che è la terza volta consecutiva, la quarta negli ultimi cinque Consigli regionali. Tradotto: l’attività le- gislativa è ferma: un po’ perché la giunta non sforna disegni di legge di particolare pregnanza, un po’ perché l’Assemblea è diventata ingestibile. I numeri parlano da soli. Emiliano conta - con se stesso - su una maggioranza di 30 consiglieri su 51. Tuttavia, quelli in fibrillazione sono numerosi: i tre di Mdp (che contro la eventuale civica alle Politiche hanno promesso «un Vietnam» in Aula); i due di Sinistra italiana; un paio di Udc; due delle stesse civiche di Emiliano. A questi vanno aggiunti i renziani (malpancisti).
Nessuno ipotizza un rovesciamento di fronte e la perdita immediata e secca della maggioranza. Piuttosto, si teme un logoramento continuo e incessante. Con lo spettro, a fine anno, dell’approvazione della legge di Bilancio, provvedimento che necessità della metà più dei componenti dell’assemblea (26 voti certi). Alla riunione di maggioranza di lunedì prossimo (d’ora in avanti ce ne sarà una al mese) Emiliano si presenterà conciliante, come sempre. Ma anche con un dito sul grilletto a minacciare le dimissioni e lo scioglimento del Consiglio.