Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Consiglio ibernato di Loizzo
I più esperti delle vicende del Consiglio regionale della Puglia non ricordano un caso simile a questo: ovvero una votazione, scrutinata, che resta bloccata nei cassetti di Via Capruzzi.
Ma anche i lavori fermi oramai da un mese per un’attività politica finita nel pantano delle poltrone del Corecom (il comitato regionale per le telecomunicazioni). Sul banco degli imputati (gli accusatori vanno dai grillini a pezzi della maggioranza capeggiati da Mino Borraccino di Sinistra Italiana) è finito Mario Loizzo, attuale presidente del Consiglio (già assessore ai Trasporti nella prima giunta Vendola). E le critiche non sembrano prive di fondamento. Anzi, il materiale per discutere è molto ampio. L’articolo 26 dello Statuto della Regione Puglia assegna al presidente principalmente il ruolo di «facilitatore» dei lavori e di ascolto delle esigenze di tutti i Consiglieri. Eppure, la litania che i pugliesi sono costretti a subire per una mera vicenda di poltrone nasce proprio da posizioni rigide portate avanti dallo stesso Loizzo.
Il presidente-sindacalista (ex numero uno della Cgil Puglia), in più occasioni, ha riferito negli incontri dei consiglieri di maggioranza e in quelli del Pd (in cui milita) che sarebbe stato opportuno riassegnare la guida del Corecom all’attuale presidente (Felice Blasi) visto che è il coordinatore nazionale dei Corecom d’Italia. Ha anche chiesto un parere legale al settore legislativo del Consiglio regionale per comprendere se la nuova normativa (approvata nel 2012 e quindi in vigore) era applicabile nella misura in cui dispone il vincolo di un mandato per consigliere. Per Blasi, infatti, sarebbe il secondo. Così, il risultato ottenuto dal «facilitatore» è che la rigidità ha determinato l’effetto opposto: non l’ordine, ma il caos totale. L’articolo 26 dello Statuto della Puglia dice, in sostanza, che il presidente deve risolvere i problemi. Ma se scivola verso un Consiglio «ibernato» — che non può neanche discutere della vertenza Ilva con 4 mila posti di lavoro a rischio — il prezzo di quei problemi irrisolti finisce sul contro dei cittadini pugliesi.