Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Fisco, il tesoretto perso dal Comune
Finanziamenti alle città che fanno scattare verifiche fiscali. Da Bari nessuna segnalazione
La lotta all’evasione fiscale passa anche dai Comuni. Che, collaborando con Agenzia delle Entrate e guardia di finanza, hanno la possibilità di attingere a un tesoretto. Ma la prospettiva di affermare un principio di legalità e utilizzare risorse dovute quanto inaspettate, evidentemente non è sufficiente a innescare il meccanismo virtuoso sperato. E le città pugliesi perdono soldi.
La lotta all’evasione fiscale passa dai Comuni. Che, collaborando con Agenzia delle Entrate e guardia di finanza, hanno la possibilità non solo di fare giustizia, ma anche di attingere a un tesoretto perduto. Ma la prospettiva di affermare un principio di legalità e utilizzare risorse dovute quanto inaspettate, evidentemente non è sufficiente a innescare il meccanismo virtuoso sperato. Almeno così è a sud di Roma, e in particolare in Puglia. Dove, nel corso del 2016, i comuni, per così dire, collaborativi, si contano sulle punta delle dita. Il grande assente è quello di Bari: da qui non è partita alcuna segnalazione di casi sospetti. Risultato: mentre Milano riesce a recuperare 1,7 milioni di euro che potrà utilizzare per la città, l’intera Puglia raggranella 3.613 euro. E lo fa grazie a un drappello di cinque paesi: Lucera, Gallipoli, Ugento, Ostuni, San Ferdinando di Puglia.
La mappa dell’evasione fiscale smascherata dai Comuni è tratteggiata nei dati di Viminale e Corte dei Conti, numeri riferiti al 2016 che vanno incrociati con i dossier di Cgia di Mestre e Uil. Alla fine, si profila un’Italia a doppia velocità anche su questo delicato fronte: oltre a Milano spiccano infatti Genova (che recupera 991 mila euro), Torino (689 mila), Trieste (318 mila), Bologna (167 mila). Il Sud invece, fatta eccezione per la Calabria, è silente.
Tra le città inattive figura Bari: l’amministrazione comunale ha firmato diversi protocolli d’intesa con Agenzia delle Entrate e guardia di finanza, ma da qui non è partita alcuna segnalazione nell’ambito delle norme che regolano la “compartecipazione alla lotta all’evasione fiscale”. La cosa suscita perplessità, considerato come il fiume di denaro sottratto al fisco incida sull’economia del Meridione. Ma non è tutto. Perché il silenzio dei grandi centri pugliesi alimenta anche rimpianti visto che quei soldi potevano rivelarsi preziosi.
La legge prevede infatti un premio tutt’altro che trascurabile per chi collabora: le città possono trattenere il 100% dell’importo recuperato. Risorse fondamentali, tanto più in una fase in cui i sindaci sono costretti a fronteggiare i tagli imposti dello Stato: qualcosa come otto miliardi in otto anni. Fatto sta che neppure l’incentivo premiale ritoccato a rialzo nel corso degli anni è servito a smuovere le acque sonnacchiose dei comuni. Secondo uno studio della Cgia di Mestre riferito al 2015 - solo il 7% ha deciso di attivarsi e su ottomila, sono appena 550 quelli che hanno collaborato dando impulso alle verifiche di Agenzia delle Entrate e guardia di finanza. La tendenza non è cambiata, anzi il quadro è peggiorato. Nei giorni scorsi il governo ha sbloccato i pagamenti per le amministrazioni che hanno contribuito all’attività di accertamento: il calo è del 21,7% rispetto all’anno precedente, quando il tesoretto messo insieme ai comuni fu di poco superiore ai 17 milioni. Insomma, numeri al ribasso. Che al Sud diventano microscopici, praticamente irrilevanti. Del resto, nell’elenco delle città non ci sono i grandi
Il premio La legge prevede per i Comuni la possibilità di trattenere l’intera somma recuperata In silenzio Dal Comune di Bari e dagli altri capoluoghi di provincia, non è partita alcuna indicazione
centri. A cominciare da Bari e Napoli.
Il quadro pugliese viene descritto in modo approfondito nel dossier elaborato dal Servizio politiche territoriali della Uil: tra i cinque comuni che hanno attivato il meccanismo antievasione (su 258 presenti in tutta la regione) non c’è alcun capoluogo di provincia. E alla fine l’importo incassato complessivamente è di 3.613 euro. «Come sindacato - dice il segretario regionale della Uil, Aldo Pugliese - abbiamo chiesto all’Anci un grande impegno contro l’evasione fiscale. La possibilità di partecipare agli accertamenti recuperando e trattenendo le somme sottratte al fisco - prosegue costituisce di certo una grande opportunità». Che però - leggendo i numeri - è stata sprecata. «Eppure - aggiunge Pugliese - quelle risorse potevano rivelarsi decisive per una concreta strategia di rilancio». Ma così non è stato.