Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ballets Trockadero al Petruzzelli Un «Lago dei cigni» mai visto
Sono bravissimi, in possesso di una ferrea tecnica del balletto classico che piegano a vezzi, trovate e divagazioni ironiche a vari livelli, dallo sberleffo puro al détournement di gesti e situazioni. Fanno ridere (a volte), sorridere (spesso), e soprattutto fanno pensare a quello straordinario periodo per la danza americana che sono stati gli anni Settanta, quando «loro» muovevano i primi passi sulle scene off-Broadway.
«Loro», tutti rigorosamente maschi e (quasi) tutti impegnati in ruoli femminili en travesti, sono la compagnia dall’improbabile nome di Ballets Trockadero de Monte Carlo, e sono in realtà americani, anche se in gran parte d’origine russa o comunque arrivati dai quattro angoli del pianeta. Il nucleo originario era formato appunto da transfughi dall’allora Unione Sovietica comunista, formati al Bolshoi o comunque alla grande «scuola» russa. E l’idea del travestimento e quella della parafrasi-parodia del balletto classico, negli anni della post-modern dance e del glam rock, si dimostrò vincente.
Da allora, il successo non ha smesso di arridere alla compagnia diretta da Tory Dobrin. Passarono una prima volta dal Petruzzelli negli anni Ottanta, ma era un’altra epoca. Rivederli oggi, sempre al Petruzzelli (ancora questa sera e domani alle ore 18) fa un curioso effetto «nostalgia del futuro» ma sembra anche, paradossalmente, rafforzare il canone del balletto classico e la sua forza normativa. Pensiamo al Lago dei cigni, il classico dei classici basato sulla splendida musica di Ciajko- vskij, che apre lo spettacolo 2017 dei Trocks: metterlo in scena oggi, anche in forma parodistica, risulta più un omaggio che una dissacrazione. Questo e gli altri brani in programma, la Morte del cigno (dal Carnevale degli animali di Saint-Saëns) o le coreografie di Petipa (Esmeralda e Paquita), sono uno scatenamento di passetti sulle punte e glissando vorticosi e coloratissimi di una compagnia davvero fuori dal comune.
La musica fa la sua parte, e l’Orchestra del teatro, diretta da Nada Matosevich, dà una buona prova di colore e agilità. Applausi e bis.