Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Dieci anni fa nacque il Pd Così scegliemmo sede e simbolo»

«Per avere mani libere costituimm­o un’associazio­ne»

- Di Francesco Strippoli

«Ho visto nascere il Pd». Oggi sono dieci anni che, dalla fusione di Ds e Margherita, è nato il Partito democratic­o. Un deputato barese, Alberto Losacco, può rievocare quell’evento. Lui era lì e giocò - insieme ad altri - un ruolo non secondario: ecco non la storia ufficiale, ma gli aneddoti curiosi.

«Ho visto nascere il Pd». Oggi sono dieci anni che, dalla fusione di Ds e Margherita, è nato il Partito democratic­o. Un deputato pugliese, il barese Alberto Losacco, può rievocare quell’evento. Non la storia ufficiale – con la consacrazi­one delle primarie e l’elezione del primo segretario, Walter Veltroni – ma quella minore, fatta di aneddoti curiosi. Per esempio il fatto che prima del partito sia nata un’associazio­ne. Si chiama «La nuova stagione» ed è costituita per evitare che le procedure restino nelle mani dei due contraenti politici, reciprocam­ente diffidenti l’uno dell’altro.

«A me e all’ex segretario dei giovani Ds Vinicio Peluffo – racconta Losacco – venne chiesto di formare l’associazio­ne. Veltroni mi fece due richieste: cercare una sede che non fosse quella dei partiti fondatori e lavorare sul simbolo. Un incarico che non mi era nuovo, essendomi già cimentato con quello di Asinello, Margherita e Ulivo».

Losacco ha 37 anni, si è sposato qualche mese prima, fa politica e (quando riesce) l’avvocato. Proviene dall’esecutivo della Margherita: ruolo che gli vale l’anno dopo, col Pd già nato, l’approdo in Parlamento. «Sulla sede – rievoca Losacco – l’idea maturata in quei mesi è di dare un segnale di discontinu­ità rispetto alla tradizione dei palazzi della politica e tutti nel centro di Roma. Individuai uno spazio al Circo Massimo, piacque subito a Veltroni, era un loft: il Pd è il primo partito a rinunciare a corridoi e stanze chiuse. E’ la rappresent­azione anche fisica di una nuova squadra che nasce e opera in un ‘unico’ ambiente di lavoro».

Il nuovo simbolo del partito viene presentato il 21 novembre. E’ il periodo in cui i simboli della politica hanno trovato riparo nella fauna e nella botanica: l’ulivo, la quercia, la margherita, il girasole dei Verdi, l’asinello di Parisi, l’elefantino di Segni e Fini, la rosa nel pugno (i radicali), la rosa senza pugno (i socialisti). «Anche qui – sostiene Losacco – si è spezzata la tradizione e ancorato il nuovo partito a una simbologia più semplice e moderna, in linea con il resto d’Europa. L’incarico

L’incarico Veltroni mi fece due richieste: una sede nuova e lavorare sul simbolo Il ruolo Ogni tanto mi chiedo cosa sarebbe stato dell’Italia di questo decennio senza il Pd

è affidato all’agenzia ‘In Area’, il cui titolare è il salentino Antonio Romano. Dal suo studio erano arrivati i loghi di Rai, Vespa, Cgil, solo per citare i più noti. L’agenzia coinvolse nel progetto 15 giovani designer, tra cui Nicola Storto, un ragazzo molisano che allora aveva 25 anni».

E’ lui a progettare il simbolo. Le due lettere (PD) affiancate su una banda con i tre colori della bandiera (verde bianco rosso) non è accolto con calore. «Alcuni – ricorda il parlamenta­re – non volevano ricorrere al tricolore, perché lo vedevano come uno scimmiotta­mento di Forza Italia. Obiettammo che il riferiment­o alla bandiera doveva tornare a essere patrimonio condiviso: il Pd nasceva per fare ‘l’Italia nuova’ e quindi doveva assumere su di sé l’identità nazionale. E poi si fece notare che i tre colori rappresent­avano anche le 3 culture fondative del Pd: il verde dell’ambientali­smo, il bianco del solidarism­o cattolico, il rosso del socialismo».

Più complessa è la discussion­e sul rapporto con la simbologia dell’Ulivo. Alle europee del 2004 e alle politiche del 2006 (alla Camera) Ds e Margherita si presentaro­no in un’unica li- sta sotto le insegne dell’Ulivo.

«Ero convinto – dice Losacco – che il nuovo simbolo dovesse contenere un riferiment­o all’Ulivo, per dare l’idea delle radici. E anche su questo si trovò un punto d’equilibrio: un ramoscello abbastanza grande da segnare la continuità, ma non così grande da ostruire la vista del soggetto nuovo».

Veltroni viene eletto il 14 ottobre 2007: 2,6 milioni di preferenze sui 3,5 che vanno a votare. In ticket con lui è Dario Franceschi­ni, ex Margherita. Tra gli altri, lo sfidano Rosy Bindi ed Enrico Letta.

Inutile chiedere all’«ostetrico» Losacco cosa pensa oggi del partito che ha aiutato a venire alla luce. Ne è orgogliosa­mente fiero.

«Ogni tanto mi chiedo – dice – cosa sarebbe stato dell’Italia di questo decennio se non ci fosse stato il Pd. Come avrebbe attraversa­to la crisi, la mancanza di credibilit­à agli occhi dei mercati nel 2011, l’impasse istituzion­ale del 2013, il rapporto con l’Europa, il tema delle nuove migrazioni di massa, l’emersione delle forze populiste. Il Pd secondo me è stato un faro».

Quale che sia il giudizio che si voglia esprimere non c’è dubbio che ora il Pd si trova ad un tornante decisivo. Dopo dieci anni, e lo sforzo per unirsi, ha subito una scissione imprevedib­ile e imprevista. Ed è presto per dire quello che sarà negli anni che verranno.

 ??  ?? Foto di gruppo Tra i non parlamenta­ri nella foto della squadra Pd 2007 c’era Peluffo (a destra con cravatta rossa) e sullo sfondo Losacco (terzo da destra). Si riconoscon­o, tra gli altri, anche Federica Mogherini, Andrea Orlando, Dario Franceschi­ni,...
Foto di gruppo Tra i non parlamenta­ri nella foto della squadra Pd 2007 c’era Peluffo (a destra con cravatta rossa) e sullo sfondo Losacco (terzo da destra). Si riconoscon­o, tra gli altri, anche Federica Mogherini, Andrea Orlando, Dario Franceschi­ni,...

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