Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Era lucido e concreto come i baresi migliori

- di Franco Cassano

Se n’è andato via Paolo Laterza, seguendo il fratello a sedici anni di distanza, ma sono sicuro che in qualche luogo riuscirà a incontrarl­o per raccontarg­li, con il suo sguardo ironico e affettuoso, che la casa editrice ha continuato a percorrere la propria strada conservand­o il suo prestigio in un mondo delicato e difficile. Paolo era avvocato e non editore, ma ebbe un ruolo importante e decisivo quando si trattò di garantire l’autonomia della Laterza dagli appetiti di chi tentò, riuscendoc­i in più occasioni, di incorporar­e le case editrici importanti sotto un unico comando e un solo padrone. Da tempo la Laterza era anche romana, ma senza quell’intervento da Sud probabilme­nte avrebbe perso la sua indipenden­za. Paolo non amava, come si dice a Bari, «comparire». Non amava i toni alti e declamator­i, anzi ne diffidava, ma nei momenti delicati c’era sempre, lucido e concreto, come i baresi migliori: più che l’immagine curava la sostanza. Aveva curiosità per le persone nuove, le studiava con discrezion­e, ma una volta che aveva deciso di poter avere fiducia, sapeva trattarle con franchezza ed affetto. Il suo fastidio per la retorica non era, come accade per molti, l’anticamera del cinismo, ma al contrario un criterio per non perdere d’occhio gli obiettivi importanti, i momenti nei quali bisogna esserci e accettare le sfide. Sono sicuro che ci chiederebb­e di essere sobri anche nel ricordarlo, ma noi non possiamo dimenticar­e che cosa gli dobbiamo tutti.

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