Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
A Bari software per le banche Investimento da 30 milioni
In città il quartier generale della società. In arrivo altri cento posti di lavoro Accordo col Politecnico per un’Academy. L’ad Moretti: «Qui c’è tutto per crescere»
«Sono tornato in Puglia perché amo la mia terra»». Michele Moretti, amministratore delegato di Fincons, è pronto a costruire a Bari il quartier generale del gruppo specializzato in informatica. Ovvero una sede da 20 milioni (è il valore del solo immobile) che ospiterà progetti di sviluppo software per grandi clienti: da Ferrari a Barilla; da Axa a Swiss; da Fox International Channels a Sky; da Enel a Poste Italiane. Una scelta con una forte valenza simbolica per un ingegnere che negli anni Ottanta, dopo essersi laureato al Politecnico di Bari, è stato costretto a trasferirsi in Lombardia.
«Sono tornato in Puglia perché amo la mia terra. E non voglio che tanti ragazzi siano costretti a emigrare in altre zone d’Italia o all’estero per trovare lavoro. Qui ci sono le condizioni per crescere». Michele Moretti, amministratore delegato di Fincons, è pronto a costruire a Bari il quartier generale del gruppo specializzato in informatica. Ovvero una sede da 20 milioni (è il valore del solo immobile) che ospiterà progetti di sviluppo software per grandi clienti: da Ferrari a Barilla; da Axa a Swiss; da Fox International Channels a Sky; da Enel a Poste Italiane.
Una scelta con una forte valenza simbolica per un ingegnere che negli anni Ottanta, dopo essersi laureato al Politecnico di Bari, è stato costretto a trasferirsi dalla frazione di Santo Spirito in Lombardia presso le acciaierie Falck (in qualità di allievo programmatore). «Un’esperienza importante — spiega Moretti — che mi ha consentito di conoscere il mondo delle imprese».
Dopo dieci anni nelle acciaierie, Moretti avvia il suo percorso nelle software house (società specializzate nella produzione di software e applicazioni). Inizia un’avventura che lo porta a inaugurare sedi a Milano, Roma, Lugano, Berna. E recentemente a New York e Los Angeles. Un gruppo da 100 milioni di fatturato (di cui il 60% in Italia e il 40% in Svizzera) e 1.200 dipendenti.
È nel 2008 che inizia a valutare l’opzione del «rientro a casa» avviando il Delivery Center (attualmente situato in via Orfeo Mazzitelli). Nel mezzo un’esperienza in Romania. «Gli italiani all’estero — chiarisce Moretti — dimostrano di essere bravi. Spesso siamo noi stessi che ci sottovalutiamo. Nel caso della Romania è emersa l’inopportunità di scommettere sui paesi dell’Est Europa. All’epoca, parlo del 2003, si pensò di investire in Romania perché lo stipendio mensile di un programmatore era di 120 euro. Poi iniziarono a trasferirsi anche altri competitor e si passò alla politica dei rilanci. Fu allora che si pose il problema di trovare contesto fatto di competenze e competitività». Il passo, in direzione Sud, è stato breve. «L’obiettivo — prosegue Moretti — è stato quello di raccontare ai grandi clienti la nostra terra con tutte le sue potenzialità. Qui ci sono alte professionalità e un sistema universitario che funziona. Si è creato un giusto mix tra capacità e competitività. Un biglietto da visita che i nostri partner dimostrano di apprezzare». Fincons, infatti, mette a disposizione del mercato progetti di sviluppo software e applicazioni dotati di un team che da Bari segue costantemente le operazioni. Le modalità di reclutamento delle professionalità sono state «brevettate» con l’apporto del rettore del Politecnico Eugenio Di Sciacio. La società informatica ha fondato un’«academy» per neo laureati: tre mesi di corso on the job e poi l’ingresso in azienda. Forze giovani, innovative e piene di spunti per guardale al futuro. È a Bari che è stato ideato il sistema «Sky go» per vedere i programmi su tablet, smartphone e pc.
Infine, il grande passo. Bari, con i suoi 450 lavoratori, è cresciuta e necessita di nuovi spazi. Fincons group avrà sede a pochi metri dall’aeroporto di Bari tra l’hotel Parco dei Principi e il multisala Ciaky. Sul tappeto c’è un piano di sviluppo da 30 milioni (già presentata alla Regione una richiesta di Contratto di programma) per la realizzazione del quartier generale e di un progetto di «intelligenza artificiale» diretto ai media. Previste a regime 100 assunzioni. Con il patron Michele, in ufficio, c’è anche il figlio Francesco, nato a Milano, e «trasferito» a Bari. Quel richiamo alle origini che sta contagiando anche le nuove generazioni. «Mio nipote Michele — conclude l’amministratore delegato di Fincons — ama stare qui in azienda. D’altronde siamo in famiglia».
Michele Moretti Sono tornato in Puglia perché amo la mia terra Non voglio che tanti nostri ragazzi siano costretti a emigrare
BARI Salvi gli ulivi secolari e tre varietà di vite e via libera al reimpianto di nuove cultivar resistenti alla Xylella fastidiosa. Le nuove misure per il contrasto al batterio killer degli ulivi pugliesi sono state approvate ieri dai paesi Ue, che hanno votato all’unanimità il testo di modifica delle misure di emergenza sottoposto all’attenzione del Comitato fitosanitario permanente di Bruxelles. Nella fascia di eradicazione non saranno abbattuti gli alberi secolari sani, anche se si trovano nel raggio di 100 metri attorno alle piante malate, e per tre varietà di vite (Negroamaro, Primitivo, Cabernet Sauvignon) cade il divieto di movimentazione. Le varietà resistenti sono Leccino e Favolosa, in termine scientifico FS17, una selezione di semenzali della cv Frantoio individuata dai ricercatori del Cnr. Le richieste dell’Italia, dunque, sono state accolte e in tanti tirano un sospiro di sollievo.
In una nota del ministero delle Politiche agricole le nuove disposizioni vengono così riassunte. Possibilità di reimpianto delle specie ospiti nella zona infetta (a esclusione degli ultimi 20 km più a Nord), possibilità di non abbattere le piante monumentali risultate non contaminate che si trovano nei 100 metri da una pianta infetta a patto che venga protetta dal vettore e ispezionata periodicamente, libera movimentazione delle tre varietà di vite risultate non suscettibili. «Si tratta di un risultato importante — afferma il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina -, ottenuto grazie al costante lavoro diplomatico fatto in queste settimane a Bruxelles. Ora dobbiamo ripartire guardando al futuro dell’olivicoltura e dell’agricoltura salentina. Bene anche le misure di protezione rispetto alle importazioni dall’estero che danno più garanzie di sicurezza». Il Comitato ha anche disposto il rafforzamento delle ispezioni nei siti di produzione europei che coltivano sei specie, tra cui olivo, oleandro e mandorlo, perché ad alto rischio a causa dell’elevata sensibilità al batterio.