Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Caos Acquedotto dopo 17 anni tutti in assemblea
Non succedeva dal 2000. All’inizio di novembre i circa duemila lavoratori dell’Acquedotto pugliese si ritroveranno in assemblea per discutere il futuro dell’ente.
I sindacati di Acquedotto Pugliese, dopo i confronti non andati a buon fine con il management, fanno sul serio e avviano le procedure per la convocazione dell’Assemblea generale. Ovvero a Bari saranno «convocati», entro l’inizio di novembre, gli oltre 2 mila dipendenti del gestore idrico più grande d’Europa per fare il punto della situazione. Un’iniziativa che ha ben pochi precedenti. Basti pensare che l’ultima «chiamata» risale al 2000 quando fu decisa la trasformazione dell’ente in società per azioni.
Al centro dello scontro c’è il futuro dell’azienda con le incertezze per gli organici e la prosecuzione dell’attività. Perché in quasi due anni di gestione dell’Aqp targata Michele Emiliano, Claudio Stefanazzi (governatore della Puglia e capo di gabinetto) e Nicola De Sanctis (prima presidente, poi nella doppia veste di presidente-direttore generale) è successo di tutto. Soprattutto nella «nuova» mission: da Aqp unico gestore al Sud (era stato anche individuata la nuova ragione sociale «Acquedotti del Mediterraneo») ad Aqp costretta a far entrare i Comuni nel capitale (in maggioranza delle quote) perché l’anno prossimo scadrà la concessione del servizio unico integrato.
Giovedì scorso, in un ultimo vertice tra management e sin- dacati, sono volati gli stracci con uno scontro particolarmente duro fra le parti. Ciò che ha spiazzato le rappresentanze dei lavoratori sarebbe stato il passaggio legato agli esuberi. In particolare il giallo di una presunta lista di dipendenti da mettere in «mobilità» infragruppo. La legge Madia, infatti, prevede che entro il 30 novembre prossimo le società controllate dalla Regione debbano stilare una relazione sui fabbisogni delle competenze. Questo per evitare che si assuma o si licenzi senza tener conto di una logica di gruppo. E dato che nella prima versione del piano Strategico di 2017-23, fatto elaborare alla Bain & Company (per 130 mila euro di compenso), c’era il riferimento a 320 esuberi, i lavoratori vogliono vederci chiaro.