Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Salvini, i baresi e gli italiani In quale ordine però?
«Prima i baresi. Prima gli italiani». È questo il doppio slogan che fa capolino su manifesti affissi ovunque in città e firmati «Salvini Premier». Grafica pulita, non c’è che dire, e messaggio mirato, che arriva dritto alla pancia. Solo che se poco poco sbaglia la mira e invece della pancia ti colpisce il cervello, la conseguenza è che tu cominci a farti delle domande. Tipo queste. Che vuol dire prima i baresi, prima gli italiani? Se i baresi, come sembra, sono italiani, questo slogan cela forse un’enigma? O è una tautologia? Non so, tipo: «Prima i rigatoni, prima la pasta», o «prima i gatti, prima i felini», o ancora «prima la effe, prima l’alfabeto». E se nottetempo, putacaso, piglia e si presenta un trevigiano, o un comasco, o un gallaratese, costui verrà prima o dopo il barese? Ammesso e non concesso che la precedenza spetti al barese, com’è possibile che il committente di questo manifesto, ossia il leader di un partito che si chiama «Lega Nord per l’indipendenza della Padania», privilegi un cittadino nato a così tanti paralleli di distanza dal dio Po? Se venisse prima il Meridione, non sarebbe coerente cambiare nome in «Lega Sud per l’indipendenza del Regno delle due Sicilie»? La definizione «baresi» non è un po’ generica? Se nello stesso istante mi arrivano un signore del Libertà e una signora di Japigia, chi viene prima? Esistono delle norme attuative o bisogna rifarsi agli antichi brocardi, tipo «prima le donne e i bambini»? Quandanche si arrivasse a definire un ordine in base ai quartieri di provenienza, come regolarsi per i casi di cittadini provenienti dallo stesso quartiere? C’è una macchinetta coi bigliettini numerati, tipo supermercato? Insomma, troppe domande difficili. La prossima volta che passo da quel manifesto, il cervello lo spengo. E attivo solo la pancia. Ma sulle sue eventuali reazioni, declino ogni responsabilità.